storia…sì…ma
senza tante storie!
Personaggi
mitici, storici,POLITICI...
...AMORI, Eroismi, porcherie,
insensatezze, sotterfugi e
pettegolezzi.
ALDO MACOR
Commenti:
Libro erudito che solamente
vuole divertire, ridere un po' dei personaggi storici e di quelli che hanno
preso troppo sul serio questi personaggi storici. Non pretende essere un
libro accademico ma umoristico. Pur tuttavia le sue narrazioni partono da
una ìnformazione ragionevolmente certa.
Alguni personaggi: Adamo, Eva,
Lilith, Mosè, Cleopatra, Nerone, Il Saladino, Riccardo Cuore di
Leone, Le Fate, Martin Lutero, Lucrezia Borgia, Da Vinci, Gabribaldi,
Lenin, Mussolini, Hitler, Stalin, Churchill,
Fabrizio M,
Commenti; Mi è piaciuto moltissimo questo
libro. Ha spirito, saggezza e senso dell`umorismo . Una maniera differente
di avvicinarsi ai grandi personaggi della storia che sempre abbiamo
studiato ma mai conosciuto in certi loro particolari dubbiosi, dei
bemolle, quasi sempre nascosti. Un lettura molto gradevole .
1/
INTRODUZIONE
Cerchiamo di
essere chiari. Io non sono uno storico, né storiografo e nemmeno un serio
studioso di eventi storici e magari con un delicato olezzo a biblioteca.
Sono
semplicemente una persona che ha viaggiato un po' per il mondo, che ha studiato
e letto un poco di tutto in quattro o cinque lingue ed ancora forse
ricorda qualcosa; e che ha avuto una buona dose di esperienze, in pace e in
guerra, nel buono e nel cattivo tempo e in varie e svariate attività. Con
i miei 86 e passa anni, se non sono ancora morto e nemmeno decrepito di mente,
dovrei poter ricordare e raccontare qualcosa che la vita mi ha
insegnato come universitario, militare, impresario, scultore e
ultimamente anche quasi scrittore perchè... fisicamente si fatica meno.
Mi sono
sempre interessato, anche e chissà perché, di certi comportamenti umani di
personaggi mitici, storici, antichi, moderni e in ogni ambiente.
Ultimamente persino in un geriatrico al punto che ci ho vissuto dentro
due anni con esperienze utilissime. E senza voler forzare gli
eventi, mi sono divertito a sottolinearli e commentarli cercando di ridurre
almeno un po' certe aureole magari esageratelle. Con un pizzico di humor, con
qualcosina di comico, di poco conosciuto e magari anche di irriverente.
Tanto per divertirsi ...e ridere delle altrui ma soprattutto delle nostre
proprie debolezze. Però vorrei anche dire che i fatti umani che osserviamo o
viviamo, tutti, assolutamente tutti, eventi accaduti o che accadono,
assumono tinte differenti secondo il proprio angolo visuale, certamente, ma che
l’angolo visuale cambia e soprattutto aumenta con l’età. Purtroppo è l’unica
cosa che aumenta, con l’etá, a parte gli acciacchi, veri biglietti da visita e
presentatori di noi stessi. E ci accorgiamo che quello che abbiamo sempre
considerato importantissimo, in realtà non lo è piú tanto e magari non lo
è affatto. Tutto si sente passeggero, transitorio, fugace e in un certo
senso inutile. In fondo si rimane delusi che dalle grandi aspettative di
miglioramenti in generale dell’umanità, si rimanga con un pugno di mosche
in mano. Non con emotività angosciosa, ma come tranquilla, chissà distante,
constatazione di un procedere forse inevitabile . Però bisogna arrivare
molto avanti con la età e con una certa ancora buona dose di lucidità
per acquisire questa sensibilità e darsene conto. Prima è
assolutamente impossibile. Non è solo questione di intuizione o intelligenza. É
questione di cultura e sopratutto di saggezza.
Comunque nel
trattare certi personaggi, di spicco o no, cerco e credo di assumere nella mia
presuntuosa immodestia l’atteggiamento dell’artista -- che tra l’altro
pretendo essere -- e mi siedo sul mio sgabelletto, con il mio
tripode, di fronte a qualcuno che vorrei ritrattare. E guardo e
vedo e ritratto persone e cose e fatti. E disegno, scrivendo, qualcuno o
qualcosa che per qualsiasi motivo mi colpisce e lo “interpreto”. Questa
“interpretazione” è quella che i grandi critici d'arte chiamano “creazione”.
Spero che i
miei lettori si divertano leggendo i miei raccontini. Non ho inventato ne’
falsificato nulla, coscientemente. Ho cercato di accentuare caratteri,
cogliendo il lato più divertente e digeribile.
Io mi
sono rassegnato ed allo stesso tempo divertito, descrivendoli.
Fonti di
informazione?
Bah, non sono
mica uno storico,io !
Tutta
l´accozzaglia di conoscenze che ho, nomi e fatti di personaggi è impossibile
riferirli a qualcosa di preciso con note e postille noiose che magari poi
nessuno legge. Il tutto forma parte di quel fagocitare incosciente di notizie
cose, eventi, pregiudizi, credenze, religioni, abitudini che, sentiti o
letti, assimilati o scopiazzati, vengono ad “arricchire” il nostro cosiddetto bagaglio
di cultura come i raccontini delle nostre mamme e nonnarelle.
Chi era
Cappuccetto rosso o Adamo e Eva?
Qualcuno deve
avercelo detto.
Vai a sapere
chi...
Aldo Macor
2/100
ADAMO.
Ma con chi era ? Con Eva o con Lilith?
Chi era
quella signora o signorina Lilith o Lillit o Lillith?
Prima di
tutto ricordiamoci che non si può assolutamente dare una data certa, per
mancanza di certificato di nascita. Chissà il 4.004 A.C.? Chissà il 4700? O
addirittura il precisissimo anno del 5.872 avanti Cristo? I grandi esperti non
si sono mai messi d'accordo. E tutti dicono di avere ragione. Il Pentateuco
Ebreo dice una cosa. Il Pentateuco Samaritano ne dice un'altra. La Bibbia dei
Settanta giura su un'altra data ancora. E questo senza contare i
sempre presenti Babilonesi che di conti se ne intendevano; e nemmeno i Sumeri e
i Veda della India, per non complicarci troppo la vita.
Chissà un giorno troveremo un bellissimo cadavere ben
conservato tra i ghiacci e magari dello stesso Adamo. Gli faremo l`A.D.N. ;
Cloneremo un altro Adamo e gli chiederemo quale è la sua data di nascita per
cantargli la canzonetta famosa del compleanno felice anche se, magari, non
troveremo mai tutte le candeline necessarie. E siccome è notorio che lui,
disobbediente perché indotto dalla solita moglie curiosona, ha mangiato il
frutto della conoscenza, potrà rispondere facilmente alle nostre domande
ansiose e tutti i nostri dubbi spariranno.
Alla faccia
degli esperti espertissimi.
In ogni modo,
che si sappia o no l' anno preciso della creazione, qualche centinaia di anni
prima o qualche centinaio di anni dopo, che ti frega? Il fatto importante è che
la prima moglie di Adamo (che non era la famosa Rebecca) era la quasi
sconosciuta Lilit o Lillit o Lilith.
“ Ma, come è possibile?- mi chiederà il sempre curioso
lettore.
“ Non era Eva la moglie di Adamo?-
Carissimi, mi
dispiace, ma devo dire di no.
In realtà
certa letteratura rabbinica, alla quale un certo peso bisogna pur dare, parla
di Lilith come prima moglie di Adamo. Ed entra in questi dettagli:
Sembra che
Yevohá abbia creato prima Adamo e subito dopo Lilith e con lo stesso materiale;
e con l'idea che vivessero insieme felici e contenti a parità di diritti e
doveri. ( Anche se, però, per la precisione si dovrebbe chiarire che il
“materiale” riservato per Lilith non era della identica qualità di quello per
Adamo, ma un pochettino contaminato. Vai tu a sapere perché.
Chissà il solito machismo che
appare anche nel Massimo Fattore e da sempre!).
Cosicché la prima donna, Lilith, non sarebbe
la famosa nata dalla costola di Adamo e quindi parte di lui e pertanto
sottomessa lui; ma una bella donna con gli stessi diritti dell'uomo,
emancipata, una femminista ante litteramun specie di suffragette. E
questi diritti lei li pretendeva, eccome, ed anche nelle relazioni intime
maritali. Così che la nostra emancipata Lilith, sempre secondo certa letteratura
rabbinica, non accettava nessuna sottomissione né morale né fisica all'uomo,
nemmeno nel momento del coito. Niente di incubus niente
di succubus, ma tutti e due uguali, a turno, una volta
io di sopra e una volta tu. Nessuna posizione remissiva “alla
missionaria” , come molti anni dopo ridicolizzeranno le donne ella Melanesia.
Nemmeno accettava che Adamo le desse ordini con la sua supposta autorità di
uomo e capo di famiglia.
“Dio ci ha fatto uguali e non vedo perché io devo
essere sottomessa a te!"
Chissà non
aveva tutti i torti.
Pero Adamo
considerò queste pretese di Lilith come una offesa imperdonabile, una
insopportabile mancanza di rispetto. I Sacri Testi non entrano in alti
dettagli. Se Adamo le abbia dato il primo bel ceffone come magari si sarebbe
anche meritato per la sua insolenza, non si sa. Quel che è certo è che i due si
separarono. Alcuni dicono che Lilith se ne andò, furibonda, sbattendo la porta.
Chi dice che Adamo la sbatté fuori di casa:
“ Lasciami in pace. Preferisco stare solo e non
con una nevrastenica”.
Sia come sia,
sembra che Lilith abbia cominciato a dare giravolte nella penisola arabica.
Pero, siamo
franchi, una bella donna, sola, emancipata, facendo giretti nella penisola
arabica, cosa poteva succedere? Successe che conobbe, e questa volta nel bel
senso biblico, “conobbe”, intendo , una infinità di esseri, dissero
“demoni”, pero del genere maschile e con questi signori cominció a darsi da
fare. E vennero tanti bei rampolli che si chiamarono Lilim.
E Adamo?
Il povero
Adamo, sappiamo bene come siamo noi, poveri uomini. Alle volte le sgridiamo,
alle volte ci litighiamo, Altre volte magari anche peggio... e ci prendiamo noi
delle botte...però... si sa... insomma, non possiamo vivere senza di loro.
Cosi che il
nostro Adamo stava solo soletto, senza compagnia. Certo, è vero c'era il
cane, il fedele Fido, che lo guardava con i suoi occhi buoni e sicuramente lo
compativa. Certo, c'erano anche le cagnette e le altre femminucce di altri
animali; Adamo, disperato, provò anche con loro ( sempre e secondo certa
letteratura rabbinica ) ma non ci provò gusto un gran che. Allora finalmente
Adamo si diresse a Yehovà :
Sono stanco
di stare solo! Anche io voglio una compagna che sia come me....Magari solo con
una piccola differenza...Mi sono stufato di fare all'amore con le caprette
anche se sono vezzose!
Allora Dio
comprese, finalmente, che aveva sbagliato qualcosa. Che Adamo aveva bisogno di
una vera compagna, di una vera donna e che il sistema della parità dei diritti
e doveri non aveva funzionato. E allora (e questo lo dice anche il Corano), il
Misericordioso, l `Infallibile, approfittando del famoso sonno di Adamo, non
sappiamo se con anestesia o senza anestesia, gli tolse una costola, una bella
costoletta e fece Eva. Però...chiarendo molto...chiaramente, (e in
questo la letteratura cristiana, rabbinica e la coranica coincidono
completamente), chiarendo, ripeto, che in questo caso chi comandava era lui, l
`uomo, fatto a sua immagine e somiglianza.
Se andiamo a
vedere adesso quello che dice la letteratura Coranica a proposito di questi
fatti, importantissimi, troveremo molte somiglianze ma anche molte differenze.
Non importa. Si sa che il mistero forma parte dell'ambiente sacro. Andiamo a
vedere cosa dice la letteratura Coranica. Dopo la famosa attrippata di mele una
volta sbattuti fiori in malo modo dagli angeli del Misericordioso, il nostro
Adamo cadde a Sarandib cioè a Ceylon o Skri Lanka, come si chiama adesso e la
nostra Eva, la tentatrice e peccaminosa Eva, cadde a Jidda, in Arabia. Un po` distanti
tra di loro. Infatti, sempre secondo la letteratura coranica ci vollero la
bellezza di 200 anni per inconcontrarsi. E secondo gli ordini ricevuti dal
Misericordioso -- Allah sempre sarà il Misericordioso e l´Infallibile --
cominciarono a fare certe cosette che nel Paradiso forse non le facevano. E da
li nacquero i primi figli, i primi uomini e donne, con l'ombelico, i famosi
Caino e Abele. Si, certamente con l` ombelico perché Adamo e Eva l'ombelico non
lo avevano, ovviamente. E i famosi Caino ed Abele nacquero, ognuno dei due, con
la loro sorellina gemella e cosi si spiega finalmente come si iniziò a popolare
il mondo e che l` incesto fu all'inizio delle civiltà.
Per terzo
nacque Set. Pero lui fu l'unico dei tre a nascere solo, senza
sorellina gemella. Si dedicò a fare il sacerdote e alla masturbazione. Mi
sembra più che giusto. Dopo questi tre parti iniziali - continua a
chiarire la letteratura coranica - la nostra Eva ebbe altri venti parti
gemellari e il vigoroso Adamo, immaginate che primato, ebbe la
bellezza di 40.000 bambolotti tra maschi e femmine. Con chi? Ovviamente con le
sorelline dei suoi figli. E morì, una volta adempiuto al suo compito di
progenitore incestuoso e adultero, alla tenera età di 930 anni.
Alcuna
differenza tra le due letterature ? Tra la coranica e la rabbinica? La coranica
non parla affatto di Lilith. Mai. Somiglianze? Sia l'una che l'altra, non ci
danno il nome nemmeno di una sola della figlie, nemmeno una. Senza nome.
Macchine da riproduzione?
E cosi le
ingiustizie con le signore donne cominciarono da antichissima data.
Avanti donne,
alla riscossa....
Ed adesso
finalmente hanno cominciato a riscuotersi.
Magari
troppo.
Comunque,
buona fortuna.
3/
NOE'-----SEM-----CAM-----IAFET
Quella di
papà Noè è una figura simpaticissima che appare per il naso rosso e una certa
tendenza a alzar di gomito, si diceva un tempo. E fu per questo che passò alla
leggenda, ai canti goliardici, ai cori degli alpini. Bevevano i nostri
padri? Bevevano le nostre madri? … e con quello che segue.
La questione
dell'Arca di Noè, del Monte Ararat, del Diluvio Universale è senz'altro
secondaria. Il Vinassa Vinassa è più importante, forse.
Però in
questa sede ci occuperemo di soprattutto di questo, dell'Arca.
Dunque: La
questione dell'Arca e del Diluvio appare in diverse culture o pseudo culture,
miti, leggende e fantasie. Tutti gli eventi si riferiscono a fatti lontanissimi
nel tempo. Il che fa supporre che può darsi che in un certo momento qualche pioggerellina
un po più consistente sia caduta dai cieli.
Racconti,
episodi più o meno lunghi iniziano dal cosiddetto Poema di Gilgamesh, in
Babilonia e Sumeria, donde appare un certo Utnapishtim che costruirà una bella
barca anzi un barcone enorme cosi salverà tutto il genere umano con contorno di
animali in coppia e semi e attrezzi per far rivivere l'agricoltura, piante e
ortaggi. Compresa ovviamente la cannabis indica, per sollazzi vari.
E a proposito
di indico, nella India Vedica ci sarà un certo Manù, con simili funzioni di
bagnino salvavita, aiutato da un misterioso pesciolino, ovviamente incarnazione
di Visnú. Visnú: Uno delle tre persone della Santissima Trimurti Divina, la
Trinità Cristiana in versione indiana: Brama, Visnu e Schiva.
Omne trinum
est perfectum, dicevano i romani, ma a proposito del ménage
à troi. Bene, Stiamo evadendo. Chiedo scusa,
Tra gli
Aztechi troveremo la Dea dell'Acqua , Chalchitlicue, che pure lei interviene
durante un enorme e grande Acquazzone-Diluvio, laggiù in Messico.
Ma anche i
Maya non sono da meno. Il Dio Uragano produrrà piogge da uragano, ovviamente e
per farsi perdonare non si sa da chi, interviene nella creazione dell'uomo
cominciando con il mais e non con la polvere come Jahvè. Più commestibile
insomma.
Ed anche in altre
culture meno esotiche, per noi europei, si parla di diluvi e inondazioni come
castigo della divinità. Nella nostra Grecia abbiamo Zeus che manda anche lui un
bel diluvio; però gli uomini, cattivi ma intelligenti, avevano già formato una
specie di sindacato a difesa dei loro interessi. E Deucalione, figlio di
Prometeo, altro sindacalista, quello che inventò i fiammiferi per dare l'uso
del fuoco agli uomini, anche Deucalione, dicevo, sindacalista junior, si
trasformerà in armatore marittimo per salvare l' umanità.
La versione
che più conosciamo in quest'occidente chissà responsabile del poco di buono e
di tanto del male di questo mondo, è senz'altro quella del Noè del quale parla
la Bibbia, libro sacro o semi sacro o con fama di sacro nel quale dicono di credere
ebrei, cristiani e musulmani. Questo signore, Noè , obbedisce gli ordini del
suo dio. Javhe non era ancora il dio unico e di tutti ma solamente degli ebrei
. E gli Ordini Divini a Noè sono con precise dettagli li lunghezza, spessore,
materiali eccetera. Un disegno architettonico fuori classe, naturalmente, per
ricevere approvvigionamenti per decine di coppie di animali, alimenti, acqua,
vestiti, coperte, aggeggi sanitari. Gli animali dovevano essere maschio e
femmina, gli omosessuali non erano previsti a quei tempi, forse perché lo erano
un po tutti. Comunque ci sarà il grande Noè, patriarca e i suoi tre figli
maschi, principali, con il corrispondente codazzo di mogli e figli, Saranno
SEM, che darà origine ai Semiti, ebrei ed arabi. CAM, che darà origine ai
negretti e Giafet che darà origine ai Giafiti, ossia agli europei.
Gli altri?
Non esistevano. America , i Poli, Oceania non esistevano. Non li
conoscevano. O non gliene fregava niente a nessuno.
E a fare glu
glu sott'acqua...
Però...Noè
era Noè e doveva ubriacarsi con questa nuova moda di bere l' uva schiacciata
con i piedi! Sissignori, il grave serio, prediletto da Dio, il Grande Noè,
salvatore dell'umanità si ubriacò come un carrettiere e cominciò a passeggiare
barcollando nudo come un verme per la casa. Sacrilegio! Sacrilegio!
Ma nessuno
aveva il coraggio di fare niente. Non solo; il figlio negretto, Cam, si mise a
ridere di lui, a prenderlo in giro e farsi beffe. Ja ja ja guarda un po
quel vecchio lì, tutto nudo e ubriaco fradicio. E giù a ridere. Di
questo atteggiamento, poi con il tempo, certi studiosi dedussero,
immaginarsi un po che fantasia, che tra il padre Noè e il figlio Cam ci fosse
del tenero...in maniera antinaturale. La prima coppia gay? Be', insomma, io non
lo so. Lo ho letto da qualche parte. Chissà dove. E cosi lo riporto. Comunque,
tra uomini, donne e animali ne succedevano di tutti i colori, a quei tempi.
Gli altri due
fratelli, invece, gay o non gay, timorosi di Dio e rispettosi del padre, lo
coprirono alla bene e meglio con delle coperte...e aspettarono che gli passasse
la sbornia.
E quando poi
la sbornia gli passò, il vecchio Noè, invece di chiedere scusa ai figli e alla
moglie per il ridicolo comportamento, sapete cose fece? Roba da matti. Se la
prese con Cam, il negretto che, secondo lui, gli era mancato di rispetto e lo
cacciò di casa. E Cam. con la moglie negretta e i figli e figlie negrette, fece
su fagotto, baracca e burattini e se ne andò ramingo a girare per il mondo, che
intanto si era asciugato. E lo stramaledisse. Stramaledisse lui, i suoi
figli , i figli dei suoi figli, in eterno e lo condannò ad essere schiavo e
servitore degli altri fratelli!
E cosi, con
questo generoso atto di vendetta irrazionale, cominciò il traffico dei negri.
Cominciò la storiella della schiavitù dei negri discendenti maledetti di
Cam.
E passa il
tempo...
4/ ABRAMO E SARA
( 2.100 A.C.?)
E cosi
arriviamo ai tempi di Abramo. Quanto tempo? I tempi biblici. sono molto vaghi e
contraddittori.
Le persone
vivono, secondo le traduzioni più fedeli, fino a centinaia di anni. Misuravano
gli anni in maniera differente, evidentemente. Impossibile che Noè abbia
vissuto più di novecento anni, anche se beveva del miglior e genuino vino senza
pestare i calli a nessuno.
Si diceva che
Noè mori quando Abramo stava nascendo. Vattelo a pesca! Ci sono vari esempi di
stranissime longevità... Il Faraone doveva essere un gran degenerato sessuale
se gli piacevano le donne come Sara, la sorella-moglie di Abramo...Quando
Abramo andò in Egitto per la prima volta, per il suo commercio, viaggiò con il
cammello e sua moglie lo accompagnava. Si sa che in quel tempo Sara era già una donna di
sessantanni. A sessantanni e forse più, la Sofia Loren è ancora una bella
donna, più o meno; ma con tutti i trucchetti della chirurgia plastica. Però,
siamo franchi, come poteva essere una contadina - nomade di sessantanni, a quei
tempi? Sicuramente senza denti, rugosa, come una centenaria oggigiorno e se va
bene. Eppure si disse che Abramo dovette nasconderla per timore che lo
accoppassero a lui e che la sua donna la portassero ad arricchire l'harem del
Faraone. Quindi o il faraone era un degenerato e questo era possibile; o la
nostra pura e bella Sara non aveva più di venti anni, per essere
appetibile a un Faraone che aveva a sua disposizione giovani di ogni sesso ed
età per le sue esigenze libidinose. E questo è ancora più possibile.
Addirittura
poi nacque un`altra storiella, probabilmente storiella, che diceva che in
quell'occasione del viaggio in Egitto la pura e casta Sara avesse avuto, forse
obbligata, un bell`affaire con il Faraone. E dal quale
misterioso e politico affaire con il Faraone, si diceva, fosse
nato il famosissimo Isacco-Israele, capostipite dei figli di Israele e
padre di Giuseppe. Si, certo, quel Giuseppe figlio favorito di Rebecca,
venduto dai suoi fratelli cattivi, rivenduto al ministro egiziano Putifarre e
che poi divenne Ministro importantissimo di un altro Faraone, ai tempi dei
sette anni di vacche magre. Ed appunto, si disse, divenne Ministro
d´Egitto perchè avere sangua faraonica nelle sue vene.
Un altro caso
di come gli anni venivano calcolati in maniera “biblica” è che Agar, la bella
schiava etiopica amante concubina autorizzata da Sara, porterà in grembo,
scacciata dal clan, il suo “nenè” Ismaele, futuro capostipite delle
dodici tribù arabe, quando il povero piccino avrà la tenerissima
età di 16 anni.
Bene, insomma
un sacco di storie e storielle una più inverosimile dell'altra.
E, se non
fossero state tanto inverosimili? Che ne sappiamo noi, adesso? Se non sappiamo
o non possiamo ancora dare un giudizio storico obiettivo serio su eventi di
cento anni fa, come si poteva essere certi di fatti riportati da generazioni di
chiacchieroni e per centinaia di anni ?
Così sono e
così erano le sacre scritture di tutte le religioni ed i racconti su fatti
antichi. Veneremus cernui, canta un vecchio inno. E crediamo
senza farci domande, senza chiederci nulla, crediamo ciecamente. Come accadde
con Lenin, Stalin, Mussolini o Fidel e tiriamo a campare.
E poi un bel
giorno ci dicono che erano delinquenti. Insomma i fessi siamo noi che crediamo
a tutto.
Ed ora, dopo
aver fatto questa bella scoperta e sorvolato i tempi, torniamo a parlare del
nostro Abramo.
Dunque, il
nostro Abramo era nato in Ur, Caldea - Sumeria, al sud dell'attuale Iraq. Ma
forse non erano nemmeno originari di Sumer ma di una regione più lontana
ancora, dell'India, dalle parti dell'Indo, dove era esistita la antichissima
civiltà di Mojenjo Dario. E forse anche loro, come i loro quasi parenti, quelli
che con il tempo saranno chiamati gli Zingari, erano stati scacciati dalle loro
primitive regioni da una non definita emigrazione di Ari conquistatori. Forse,
chissà i biondi Achei di Omero. O i Dori?
Ma anche
queste sono congetture, però annoverate tra le possibilità.
Il fatto più
certo è che questo Abramo, originario di Ur, Sumer, dopo aver sentito le
voci del suo Dio, decise di emigrare al nord, verso una nuova non definita
Terra Promessa. Promessa da Dio, naturalmente. Dal suo Dio. Questi antichi
gruppi tribali avevano ognuno di essi i propri Dei speciali cosi come i Romani
avranno i loro Penati. E se li portavano dietro con loro. Come i soldati e i
chofer di taxi le immaginette dei Santi protettori.
Cosicché il
buon Adamo partì da Ur. Portò con se il vecchio padre Tajor e, siccome era
“selettivo”, per non dire razzista, si sposò con la sua sorellina Sara. Per non
contaminare il sangue.
E con i suoi
cammelli incomincio il suo peregrinare.
Questa prima
peregrinazione chissà non era la appropriata e nella la nuova terra in Harán
mori il vecchio padre, alla giovane età di 205 anni. Dio parlò un'altra volta
con Abramo e questi ripartì, raccogliendo nel cammino anche il nipote
Lot, che viveva a Sodoma e la cui moglie si trasformerà nella famosissima
statua di sale.
La faccenda
fu così: dicono i Sacri Testi che Dio, in gran confidenza, come in una
confabulazione segreta, aveva detto a Abramo che avrebbe distrutto Sodoma e
Gomorra, due città piene di vizi e peccatori. Dove pullulavano le orgie più
sfrenate con gran allegria e felicità e piacere dei suoi abitanti degenerati.
Ma Dio è Dio e sembra che ci provi gusto a proibire le cose più interessanti
per noi poveri uomini. Fatto sta che il buon Abramo ricordò allora che in
Sodoma viveva un suo nipote, quel Lot di cui abbiamo appena accennato e chiese
al suo dio il favore di risparmiarlo. Dio accettò di fare il favore al nipote
di Abramo, dando cosi inizio alle serie di nepotismi-favoritismi come variante
accettabile del comportamento umano.
Pose una sola
condizione: la contropartita.
Il Do
ut des, diranno i Romani. Io te do ´na cosa a te e tu me dai
`na cosa a me, diranno più tardi i napoletani, Tutto il mondo è paese,
in fondo e in tutti i tempi. Anche per il Padre Eterno.
Cosa
ottengono poi i tanti schiamazzi dei Savonarola? Fare la fine del morto
ammazzato.
La condizione
era che ne´ Lot ne` nessuno della sua famiglia doveva volger la testa per
vedere l`orrore del gran Castigo di Dio alle due città del
peccato.
Però la
moglie di Lot non seppe resistere alla tipica curiosità femminile di curiosare
cosa succedeva alle sue amiche.
Volse il
capo.
E lì stesso
rimase pietrificata in sale.
Spaventatissimo
il nostro coraggioso Lot insieme alle sue due figlie si nascose, non si sa bene
da cosa, in una zona solitaria dove nessuno lo potesse trovare. Però dopo un po
di tempo, le due fanciulle si stufarono di stare sole con il vecchio padre
lavorando l'uncinetto e senza un amichetto per i fine settimana. Le donne,
a quei tempi, cercavano disperatamente un marito per avere quella discendenza
maschile che assicurava continuità al clan-tribù e che era priorità assoluta
per loro. Insomma, la funzione femminile era produrre figli maschi.
In mancanza
di uomini, cosa ti decidono `ste due ragazzotte? Cercano di fare ubriacare
almeno un po il rispettato padre che, vedi caso, era anche uomo. E ...“concepirono
da lui” ( Genesi 19-30 e 19-38 ).
Cosi le due
ragazze, non per inconfessabili desideri libidinosi ma bensì sacrificandosi per
il bene della patria-tribù, commisero uno dei primi incesti della storia.
Ed intanto
l'altrettanto coraggioso Abramo, sempre timoroso e rispettoso del potere di
Dio, arriva con la sua bella tribù, tra cammelli, canti e litanie nella
terra di Canaan, la zona della terra fertile, più o meno la Palestina ed
attuale Israele. Una bella terra piena di verde. Altroché deserto! La Terra
Promessa, insomma. Mica fesso, Abramo. E lì, in Sichém, piantò le sue tende. E
li, camminando, deambulando, esplorando, commerciando per la intera zona e
spingendosi persino in Egitto, il bravo Abramo si fece un sacco di soldi.
...Pero non
era ancora felice e contento. Perché? Perché la sua cara ed amata sposa , la
brava Sara, ormai di 75 anni, non gli aveva ancora dato il tanto sperato figlio
maschio. Allora Sara, comprensiva e seguendo sia pur di controvoglia certe
tradizioni, chiese e in un certo senso autorizzò suo marito ad avere rapporti
maritali con la sua schiava etiope, la giovane, bella e simpatica negretta Agar.
Secondo la
legge del tempo, il figlio che l'uomo poteva avere con la schiava della moglie
era considerato come figlio della stessa moglie. La madre naturale non contava
affatto: era una schiava e niente più. Una semplice portatrice. Come affittare
la pancia, insomma. Cosicché la compiacente e generosa Sara tutto questo lo
fece e concesse per ottenere legalmente la tanto desiderata discendenza
maschile ed assicurare la continuità della famiglia. Abramo allora e sempre
obbediente, dette una occhiata alla bella negretta che gli sorrideva
teneramente; finse che fosse la prima volta che la guardava ed accettò la
proposta di Sara. Rassegnato? Con allegria? Non si sa. Meglio non saperlo.
E cominciò il
dai e dai con la negrettina. Nacque finalmente il maschietto e lo chiamarono
Ismaele. Evviva! è arrivato finalmente il figlio maschio.
Però il buon
Abramo, che intanto era arrivato ai suoi bei 86 annetti, anche dopo la nascita
di Ismaele continuava imperterrito ad obbedire alla moglie e sollazzarsi
con la schiavetta. Era prudente il bravo Abramo. Sicuramente pensava che era
meglio cercarne un secondo, di maschio, anche se un po negretto, per essere
sicuro di assicurare la continuità alla tribù. Saggio uomo era Abramo. Pero, le
donne son donne e a un certo momento tutte queste ripetute visite di Abramo
alla tenda di Arar cominciarono a dare sui nervi a Sara. E anche lei si diresse
a Dio. Questi, mosso a compassione dalle preghiere della donna, le mandò il
sempre servizievole angelo con una bella annunciazione su tutte le
regole. Che doveva essere contenta, perché anche lei, Sara, avrebbe
avuto il tanto desiderato figlio maschio. Sara era donna. Le donne
alle volte sono irriverenti. Guardò l'angelo di Dio e sbottò in una
risata. Come è possibile che ai miei 75 anni possa avere un figlio?E
ridi che ti ridi... e credo che Sara fu la unica persona a ridere nella Bibbia.
Nessuno mai rise nemmeno un po’.
Ma i disegni
di Dio sono imperscrutabili. Sara ebbe il suo bel bebè, tutto intero, che
piangeva e mangiava come un lupetto. Sara sarà felice! Abramo, in fondo, anche lui
Lei aveva 75
anni, lui 86. Ancora oggi gli scientifici invidiosi si chiedono che razza di
erbe miracolose devono aver trovato Abramo e Sara in quei deserti pieni di
scorpioni. Per questo ancora oggi ci sono una bella quantità di tour
turistici per la Palestina. Non vanno per altro: arqueologia? ma neanche a
pensarci!vanno in cerca di quelle erbe mircolose e ancora non le hanno trovate.
Al trovarle e industrlizzarle, finiranno tutte le lotte in Palestina.
Quando arrivò
ai suoi 99 anni, il buon e miracolato Abramo ricevette un'altra conferma dal
suo Dio.
Che
sarebbe diventato capo ed iniziatore di una grande nazione, il popolo eletto,
però che doveva fare un piccolo cambio di pronuncia al suo nome e a quello di
sua moglie. E che doveva sigillare questo patto di alleanza, una specie
di Patto d'acciaio: perché Dio potesse riconoscere il suo popolo prediletto,
tutti i maschi dovrebbero d' ora in avanti offrire il loro prepuzio a Dio.Un
specie di peresentat’arm!
Cosa è un
prepuzio a cambio di tanto onore? E, tra l` altro, evitare il rischio di
fimosi? Cosi che il bravo Abramo, con mano sicura nonostante i 99 anni, prese
un bel coltellino e ZASSS tagliò il prepuzio a se stesso, a Ismaele e a tutti i
maschi del popolo eletto!
Passa ancora
un po’ di tempo e Sara sarà sempre meno tollerante delle visite di Abramo alla
sua bella Agar.
Eh... sì..
perché il vecchietto arzillo continuava imperterrito... Cosicché un bel giorno
non resse più e gli disse bruscamente a Abramo che le belle feste con Agar
erano terminate. Che basta. Abramo come sempre obbediente e timoroso e
mai si seppe se più timoroso di Dio o di sua moglie, dette la buonuscita a
Agar, al figlio Ismaele e li cacciò dalla tribù.
E Agar, con
il ragazzino in grembo, si allontanò tristemente a morte sicura tra gli
scorpioni e le dune del deserto, piangendo il suo destino.
Cosa ti
succede allora? Interviene il Corano ad illustrare certi dettagli di
sopravvivenza.
Il buon Allah
, ossia lo stesso Dio di Abramo però in versione araba e mussulmana, il
Misericordioso Allah, interviene ancora una volta.
Yahvè , il
dio di Abramo, parlava ebreo; e Allah, lo stesso dio di Abramo, parlava arabo.
Questo Dio dalla doppia cittadinanza, in certi casi favoriva gli ebrei e
in altri favoriva i mussulmani.
Ma che
pretendiamo noi uomini?
Se ci hanno
fatto a loro immagine e somiglianza, anche Loro saranno un po’ come noi, si o
no?
Nella
versione araba, Allah fece scaturire nel bel mezzo dell'infuocato deserto una
bellissima sorgente di acqua cristallina e fresca. Così Agar e Ismaele si
salvarono e da quel momento Ismaele sarà l'iniziatore del popolo arabo, delle
dodici tribù arabe.
Le dodici
tribù di Israele e le dodici tribù di Ismaele, ebrei e mussulmani, discendenti
dei due figli di Abramo, Isacco e Ismaele, potranno cosi cominciare
allegramente a sbudellarsi a vicenda nei secoli dei secoli nel nome dei
loro antenati comuni.
E il tutto
per colpa di un mènage á trois mal digerito. E di una donna. E
di un uomo debole. E di un Dio bifronte come il Giano Romano.
Continua a
passare il tempo.
E passa anche
per Isacco, il figlio di Sara. Sappiamo che era rimasto il solo ed unico figlio
del padre Abramo da quando erano stati sbattuti fuori dal clan la schiavetta
etiope Agar con il figlio Ismaele, per fare cosa gradita a Sara. Si verifica
allora un evento straordinario, che segnerà definitivamente il fine dell'uso di
sacrifici umani, per lo meno in Asia minore. Yahvè chiede a Abramo come
ulteriore prova di fede assoluta il sacrificio nel Sacro Altare del figlio
unico Isacco.
Abramo si
terrorizza. E anche se spaventatissimo al pensare cosa mai gli griderà Sara,
accede alla volontà divina. Porta l'ignaro figlio all'Ara del Sacrificio, alza
il coltello sacrificale, il cuore gli trema, gli occhi atterrati e... in quel
momento preciso arriva la cavalleria di John Waine e la mano dell'Angelo
impedirà il sacrificio umano.
Yahvè,
soddisfatto per la prova di fedeltà, si accontenterà di un appetitoso agnello.
E da allora
nacque la bella abitudine di mangiare l'agnello.
... AGNVS
DEI...
Passano altri
venti anni e Sara morirà ai suoi 127. Ed Abramo con i suoi belli 137 è ancora
un pellegrino, un nomade , un senza tetto. Nella terra di Canaan continuano a
considerarlo un forestiero che sperano di passaggio; per questo vuol dare
segno di stabilirsi lì. Vuole il diritto di Residenza pur mantenendo il suo di
Cittadinanza. Vuole comprare e comprerà un terreno in Hebròn, vicino a
Gerusalemme. Sarà poco di più di una grotta, da trasformare in cimitero. Pagherà
400 monete d'argento in una specie di atto solenne alla presenza di tutti gli
anziani Ittiti. Il primo pezzo di terra in Palestina per Abramo e i suoi
discendenti.
Generalmente
le Patrie si conquistano, con eroismi, ammazzamenti e fanfare. Abramo, da bravo
mercante, la comprò.
Dopo questo
il Padre Abramo cominciò a preoccuparsi per ottenere una sposa conveniente per
suo figlio Isacco, che a conti fatti, doveva essere già sulla cinquantina. E
non poteva essere una filistea qualsiasi, ma di buona razza.
E la
prescelta fu Rebecca, la nipote di suo zio Najor. Vuole la tradizione che
Rebecca, giovane e vergine, quando vide da lontano l'uomo al quale era stata
promessa, si emozionò tanto ( non si sa bene se perché era bello o brutto) che
capitombolò giù dal cammello. E Rebecca sarà quella sposa che dopo venti anni
di matrimonio finalmente si decise ed ebbe un bel parto. Ma non era un figlio
solo. Fu un parto gemellare. E furono Giacobbe ed Esaù. Giacobbe il futuro
Israele ed Esaù il famoso mangiatore di lenticchie. E Abramo avrà
raggiunto i 160 anni.
Vecchio
bacucco?
No!
L'ancora
arzillo Abramo, rimasto vedovo da un pezzo, dopo aver pianto Sara secondo le
tradizioni, ad un certo momento si era sposato ancora e con una certa Cetura.
Ma si dava da fare anche con varie concubine, senza guardare tanto per il
sottile e che gli partorivano figli qua e là.
Ma il
mandrillo Abramo era anche prudente e mandò tutti questi figlioli di ultima ora
a vivere lontano, in Arabia, per non distogliere dal suo destino fatale il favorito
e privilegiato Giacobbe-Israele.
E finalmente
morì anche lui, anche il Padre Abramo, venerato prima dai soli ebrei, poi anche
dai Cristiani e finalmente, sei secoli dopo, con Maometto, anche dai
Mussulmani.
Ebrei,
Cristiani e Mussulmani, nel nome di Jahvè, della Croce e di Allah continueranno
ad accopparsi tra di loro. E tutti erano discendenti di Abramo. Poi, con
il tempo, arriverà un certo San Agostino a dire che gli Ebrei sono
solamente discendenti carnali ma che i veri figli di Abramo sono
solamente i cristiani. Cosi disse e cosi scrisse.
E trecento
anni dopo Sant`Agostino, quando arriverà il Profeta e il trionfo
dell'Islamismo, verso il 600, questi personaggi antichi riceveranno tutti
la cittadinanza Islamica e si dirà che il figlio che Abramo stava per
sacrificare non era Isacco ma il buon mussulmano Ismaele e che l'angelo
arrivato a tempo per fermare la mano dell´ obbediente Abramo era stato mandato
da Allah, il Misericordioso. Ma questa è un`altra storia.
Cosicché,
nella grotta Macpelà, a Hebròn e secondo la tradizione ebrea e poi anche
cristiana, riposano più o meno in pace il Padre Abramo, Sara, Isacco, Rebecca e
Giacobbe (Israele), con Rachele e Lea, una per parte.
5/ ISACCO, REBECCA , ESAÙ, GIACOBBE
(ISRAEL), RACHELE E LEA
Con questi
bei tipi di Patriarchi e con la Matriarca Rebecca, la questione assume
caratteristiche speciali, inusuali anche per quei tempi. Perché si parlerà di
inganni, mancanza di rispetto per il vecchio padre, un vago tono di commedia
alla Plauto come la mascherata-beffa con pelle di capra; si parlerà di
furto, di mala fede, di gelosia tra spose e concubine, di situazioni comiche
alla Comédie- Française.
Ma andiamo
per ordine.
Rebecca, la
ragazza ingenua che per l' emozione era caduta dal cammello al vedere da
lontano il suo promesso sposo, Isacco, dopo un bel numero di anni finalmente
ebbe una bella sorpresa. Non uno, ma due figlioli gemelli. Però, come spesso
succede tra fratellini, i due cominciarono a litigare subito tra di loro persino
dentro il ventre della mamma.
Con il tempo,
il buon Padre Isacco dimostrerà una certa preferenza per
Esaù, quello che nacque prima. Invece la mamma Rebecca la avrà per Giacobbe,
chissà più timido ma dolce, ma nient'affatto ingenuo.
Passa il tempo, i bimbi crescono, le mamme imbiancano ed
un giorno fatidico Esaù, esperto cacciatore, tornerà a casa morto di fame e un
piatto di lenticchie passerà alla storia. Erano cosi appetitose, quelle
lenticchie, anche senza cotechino e si vedevano cosi invitanti nel piatto di
Giacobbe, che Esaù ne chiese un po´a suo fratello. El il fratellino,
furbacchione, con aria ingenua gli propose il famigerato scambio: ti do tutte
le mie lenticchie e tu mi passi il tuo diritto alla Primogenitura. La
Primogenitura, i diritti della primogenitura non era una cosa solamene formale
ed affettiva ma con i suoi bei valori economici di preferenze al momento
dell´eredità.
Esaù, goloso,
affamato e un po fessacchiotto, non stette a pensarci molto.
Ma cosa me ne
faccio della primogenitura se adesso crepo di fame ?
Ed accettò.
Continua a passare il tempo.
Quando il vecchio padre
Isacco diventò ancora più vecchio e quasi cieco, volle adempiere alla
tradizione e benedire Esaù, che era e lui considerava il suo primogenito ed
investirlo dell'autorità che gli concedeva la tradizione.
Però la
astutissima Rebecca e il no meno astuto Giacobbe, si confabularono e decisero
che, approfittando di un'assenza di Esaù, instancabile cacciatore, il furbastro
Giacobbe si vestirebbe con una pelle di capra in modo che il vecchio e quasi
cieco padre, al toccarlo, potessere presumere che si trattasse di Esaù, il
pelosissimo Esaù e lo benedicesse con la Primogenitura, ufficialmente.
E cosi
accadde.
Il vecchio
Isacco, un po’ senile, un po’ rimbamba, mezzo cieco e adesso anche burlato,
dette la sua benedizione... la primogenitura... la eredità e tutto il resto,
secondo la tradizione all´uomo che credeva fosse Esaù ma che invece era
Giacobbe vestito da capra.
Al tornare
dalla sua scorreria di caccia, al rendersi conto della giocata, quel
fessacchiotto di Esaù si incazzò come una bestia.
Non si
ricordò o non volle ricordare l´ accordo fatto anni prima con il fratello. O
pensava che fosse uno scherzo, chissà. Fatto sta che furibondo si mise a
rovistare tutta la casa per scovare Giacobbe e ammazzarlo su due piedi. Mica
scherzava!
La dolce e
imbrogliona mamma Rebecca, spaventata e preoccupata, mandò allora il suo
preferito Giacobbe, primogenito per benedizione e per inganno, a nascondersi
nelle terre e in casa di un suo fratello, un certo Leban, fino a che sbollisse
la rabbia di Esaù.
E cosi
successe.
Arrivato alle
terre dello zio, dopo gli abbracci di rigore Giacobbe vide la cuginetta
Rachele, carina simpatica e si innamorò di lei. Subito. Ma non aveva i soldi
per comprarla, come si usava a quei tempi. Cosi che con lo zio arrivarono
ad un accordo. Tu lavori 7 anni per me ed io ti darò per sposa la mia
figliola Rachele. E lavorò bene in questi sette anni, il nostro
Giacobbe e, naturalmente, senza nemmeno toccare la ragazzina.
Arriva
finalmente il giorno delle nozze, feste eccetera. Pero la notte di nozze, la
famosa Prima Notte, il nostro Giacobbe, da fratello imbroglione con Esaù, si
trasforma in un povero imbrogliato. Perché ? Perché quel bel tipetto dello zio,
nel letto, di notte, di contrabbando, al buio e tutta profumata, ci mise zitto
zitto la figlia maggiore, Lea. Era un po´ bruttina ma come buon padre doveva
pur trovarle un marito, magari a metà.
Quando il focoso
Giacobbe entrò nella camera da letto, chissà por il vino bevuto, o chissà per
mancanza di illuminazione, non riconobbe Lea, però sì, la conobbe nel
senso Biblico, ossia giacque con lei e fornicò gagliardamente tutta la notte
credendola la sua amata Rachele.
Quell'imbroglione
di Leban voleva prendere tue piccioni con una fava e la mattina
successiva, propose all´esausto ma deluso Giacobbe: Ti darò anche
Rachele come moglie ma a condizione che tu lavori altri sette anni per me.
Forse avrebbe
dovuto mandare tutti al diavolo. Ma non lo fece. Ed accettò la riproposta di
Leban. Altri sette anni di lavoro, 14 in tutto; in questo periodo
Giacobbe divenne uomo ricco.
Però gli
altri parenti e familiari di Laban, gelosi del suo successo economico, gli
facevano la vita impossibile. Ed allora intervenne ancora un volta il dio egli
ebrei che oramai era Yahvè e gli consigliò, o gli ordinò, di tornare nella
terra dei suoi padri.
Obbediente e
timoroso di Yahvè, il caro Giacobbe scappò dalla casa dello zio, con le due mogli,
Rachele e Lea, una per mano. E qui, divertentissimo caso, la bella e ancor
giovane sposa Rachele, forse per avere un romantico ricordo di famiglia o per
fregare il vecchio padre che la aveva obbligata a aspettare ben 14 anni prima
di sposarsi con Giacobbe, cosa ti aveva fatto prima di scappare? Aveva rubato
certe cose di valore del padre, un icono bello e prezioso che il vecchio Leban
cercò e cercò e non trovò mai!
Insomma, era
tutta una famiglia di gente onesta.
E nella
dolce strada del ritorno, con Rachele, Lea e gli immancabili cammelli, si
produsse l'evento meraviglioso che definitivamente qualificò Israele come il
Popolo Eletto da Dio.
Ci sarà una
specie di assalto, una lotta, chissà una sfida, di un
Personaggio Misterioso contro Giacobbe.
Un Angelo?
Dio stesso in persona? Arrivati alla fine del “combattimento”,
apparentemente senza vincitori e vinti nel senso tradizionale di vittoria o
sconfitta, ma di una specie di prova, il Personaggio Misterioso sentenziò che
da ora in avanti Giacobbe non sarà più Giacobbe ma si chiamerà Israele e sarà
il progenitore di una nuova stirpe “speciale”: i Figli di
Israele.
E sparì.
Giacobbe-Israele,
stanco e meravigliato, si darà conto di essere uscito un po malconcio dalla
lotta e che camminerà zoppicando. Ma cosa importa zoppicare un po’ per il resto
della vita se per quello stesso resto sarà il Progenitore?
Qualche tempo
dopo questo evento straordinario, tutto terminò in santa pace. Non morì nessuno
ante tempo. Dopo tanti anni due fratelli gemelli si rincontrarono.
Saranno dimenticate le antiche rivalità. E si abbracciarono come deve accadere
tra fratellini. E...
... Stretta è la foglia, lunga è la
via,
dite la vostra che ho detto la mia...
6/ GIUSEPPE E I FRATELLI
CATTIVI
Le dodici
tribù di Israele saranno i discendenti dei figli di Giacobbe-Israele con
Rachele e Lea e con le rispettive servotte ad uso multiple. Fratelli sì, da
parte di padre, ma con quattro madri carnali differenti. Solamente Levi e
Giuseppe non avranno tribù ma per motivi che diremo piu avanti.
Qui
adesso ci divertiamo a vedere scenette da Comedie Françoise, di concorrenza tra
le due mogli e con le rispettive servotte, dove certi moderni interpreti
delle leggi divine vedono un chiarissimo biasimo alla poligamia. Come già
detto, il Giacobbe-Israele aveva due mogli legittime. Le due sorelle Lea e
Rachele, figlie di quell'imbroglione di Leban, suo zio. Lea ,quella un po
bruttina e Rachele, il grande amore di Giacobbe, al punto di lavorare 14 anni
per ottenerla. Ma dobbiamo dire le cose come sono. Anche se Lea era bruttarella
ed era stata imposta a Giacobbe, non è che questi manco se la filava.
Tutt'altro!
In una prima
tanda il Progenitore di Stirpi Giacobbe ebbe con Lea la bellezza di quattro
figli: Ruben, Simeone, Levi e Giuda. Di fronte alla qual cosa, la dolce Rachele
che non era ancora riuscita ad avere figli, ricorre come Sara alla tradizione
di autorizzare il marito al merecumbè con la sue serva Bilma,
per avere anche lei un figlio maschio; se non carnale per lo meno legalmente
valido come figlio suo a tutti gli effetti. E nacquero Dan e Neftalí. Allora
Lea, gelosetta, ricorre anche lei al solito merecumbè del
marito Giacobbe, di uso condominiale e con la servetta Zilpa. E nacquero Gad e
Aser. I bravi capo tribù ebrei erano persone molto ossequiose delle tradizioni.
Mai nessuno si lamentò di questa antica
abitudine del merecumbè autorizzato. E Giacobbe si rivolse
ancora a Rachele, che finalmente riusci ad avere due figli maschi : Giuseppe
che sarà il favoritissimo e poi Beniamino. Però la povera Rachele non
resistette e morì di parto nel dare alla luce l'ultimo, Beniamino.
Saranno i due
figli di Giuseppe, Efrain e Manases, nati più tardi in Egitto, i due che
completeranno il numero magico di 12 per le tribù di Israele e che furono
benedetti ed accettati dalle mani tremolanti del vecchio nonno Giacobbe-Israele
che non era ancora morto ma poco ci mancava.
Però, c'è un
però. I primi figli di Giacobbe-Israele erano i figli di Lea. E sappiamo che il
grande amore di gioventù di Giacobbe-Israele era stata Rachele. Cosi che quando
finalmente nacquero Giuseppe e poi Beniamino, il vecchio padre cominciò a
dimostrare chiaramente che aveva una decisa predilezione per i due ma specialmente
per Giuseppe. Lo si notava in tante piccole cose e questo produsse
l`inevitabile gelosia dei figli di Lea, tra i quali c´ era Simeone, il
primogenito dei figli di Giacobbe.
Qualche
gelosia è tollerabile ed oggigiorno gli psicologi ci insegnano come fare per
evitare il rischio beduini. Un po di gelosia è inevitabile. Ma i
figli di Lea, fratellastri di Giuseppe, esagerarono. Niente po po di meno,
prima lo volevano ammazzare. Poi, forse per atavico senso del denaro, pensarono
che era meglio venderlo per guadagnarci almeno qualcosa e lo vendettero a certi
mercanti beduini del deserto; e questi a loro volta lo rivendettero in Egitto a
un certo Putifarre, famoso, come vedremo, per la bella moglie e le conseguenti
inevitabili corna.
Al servizio
di Putifarre, funzionario importantissimo, ci rimase per la bellezza di dieci
anni. Durante questo lungo periodo Giuseppe imparò moltissimo, seppe
amministrare i beni del Faraone e naturalmente guadagnava quattrini e potere
come tutti i buoni amministratori dei beni altrui. Insomma Giuseppino era un
bel tipo sveglio.
Ma cosa ti
succede ?
¡Cherchez la
femme!
Se preferiamo
il latino, cunnus causa teterrima belli.
La
moglie di Putifarre, bellissima y poderosa egiziana, si incapriccia di
Giuseppe, bello, giovane intelligente, potente, in tutti i sensi. Si insinuò a
lui, ma Giuseppe fece orecchie da mercante e non volle. Non si sa se per
rispetto a Putifarre, o per rispetto al suo Dio, o perché la bella moglie era
sempre bella ma ormai un poco passatella. Impossibile saperlo. La quale bella
moglie, come ogni donna che si sente rifiutata, si offende, diventa furibonda,
si vuole vendicare e denunciò falsamente Giuseppe di aver tentato sedurla.
E Putifarre?
Molto
probabilmente non credette alla sua bella moglie, perché altrimenti lo avrebbe
mandato ad accoppare subito. Sapeva che la donna era di appetiti robusti,
sapeva di essere cornuto e che lui era troppo panzone. Ma per salvare la sua
reputazione si limitò a mettere in prigione il nostro Giuseppe.
Ed anche in
prigione il nostro Giuseppe dette prova di grande capacità ed astuzie. Si fece
amico del capo carceriere, divenne vice capo carceriere e cominciò ad
interpretare sogni, specialità e molto apprezzata in quei tempi. Come un certo
Freud, qualche secolo dopo.
Si fece amico
un po di tutti e quando un carcerato, che era stato impiegato del Faraone,
ricuperò la sua libertà e il vecchio incarico, parlò di questo Giuseppe
psicoanalista di sogni niente di meno che al Faraone. Per coincidenza e fortuna
di Giuseppe, il Faraone aveva avuto degli incubi notturni con sogni
terrificanti. Mandò a chiamare subito Giuseppe. E fu cosi che Giuseppe entrò
nelle grazie del Faraone. Il quale Faraone, al poco tempo, viste le grandi
capacità intellettuali, organizzative ed amministrative di Giuseppe, lo nominò
niente di meno che Primo Ministro! Gli regalò un anello d'oro, simbolo del
potere, delle pietre preziose, vestiti elegantissimi, una vettura speciale
tirata da quattro cavalli, una specie di Ferrari della epoca, e ordinò che di
fronte a lui tutti dovessero "far l´inchino" e chiamalo
Eccellenza. Niente male per un povero ebreuccio in schiavitù.
Dopo poco
tempo l'ormai Primo Ministro Giuseppe si sposerà con Asenat una bellissima
egiziana, figlia di un sacerdote di alto livello ed entrò definitivamente nella
alta società egiziana. Gli nacquero due figli: Efrain e Manases. Erano mezzo
egiziani e mezzo ebrei.
Con il tempo
Papà Giuseppe, anche se molto bene integrato alla nuova terra, quasi un seconda
patria, sentì il richiamo dell´antica famiglia in Palestina. E volle portare i
suoi due figlioletti dal padre Giacobbe - Israele, sperando che fosse ancora
vivo, per la benedizione rituale. E fu così che Efrain e Manases, anche senza
essere di pura razza ebraica. saranno i precursori di due delle famose 12 tribù
di Israele.
Adesso vorrei
fare delle considerazioni che mi frullano per la mente: non è una interessante
coincidenza che i due importanti figli di Abramo con Sara e con Agar, cioè
Giacobbe-Israele e Ismaele, i due mitici progenitori delle due stirpi di
semiti, gli ebrei e gli arabi, siano stati ciascuno di essi gli antenati di
dodici tribù ciascuno? Dodici gli ebrei e dodici gli arabi? Non solo, ma che i
due fratellastri abbiano avuto ciascuno di essi, una sola sorellina? Tanti
maschietti ed una sola femminuccia? Molta coincidenza, vero? O sarà che le
femminucce le annegavano come i Cinesi? O che tanta poca importanza davano alle
donne che non gliene fregava nemmeno ricordare i loro nomi?
Evidentemente
il numero 12 doveva avere un significato magico: dodici i mesi dell`anno,
dodici le ore, più tardi anche gli apostoli saranno 12. L'apoteosi della
dozzina. E oggigiorno le nostre care donne di casa comprano una dozzina di
uova. Non ho mai entito dire: Mia dia una undicina di uova. Si
dice anche dozzinale ma con un significato leggermente
dispregiativo.
Dopo queste
acutissime osservazioni, torniamo a Giuseppe. Costui aveva pronosticato al
Faraone, interpretando non so che sogno, sette anni di opulenza e sette anni di
carestia. Sette anni di vacche grasse e sette anni di vacche magre.
(Nessuno,
oggigiorno, sa che il famoso detto viene da cosi lontano." Grazie,Aldo,
per avercelo detto! " ) Chiusa la seconda parentesi.
Cosicché il
Faraone, constatate le sue abilità, lo nominò ministro di alimentazione
per tutto l'Egitto.
Arrivano i
sette anni di abbondanza e giù a attripparsi tutti contenti. Arrivano poi
i sette anni di carestia e tutti a lamentarsi.
E con le
vacche magre arrivano in Egitto dalla Palestina anche gli affamati fratelli di
Giuseppe a chiedere aiuto al Faraone.
I profughi
ebrei, stanchi, malconci, affamati, non poterono riconoscere in quell'elegante
Ministro del Faraone il loro fratellino venduto tanti anni prima. Impossibile
riconoscerlo. Ed anche Giuseppe, li per li, non voleva che lo
riconoscessero. Ma poi cambiò idea e pieno di commozione, non resistette al
desidero di un affettuoso abbraccio con il fratellino Beniamino e con il
vecchio padre, che li sapeva ignari della vergognosa vendita. Baci, abbracci,
pianti di commozione e di allegria, speranze, timori... tutto di questo deve
essersi presentato.
Poi, da una
una conversazione origliata, Giuseppe si rese conto che i fratelli
cattivi si erano poi veramente pentiti di quella ignominia della vendita del
fratello minore al beduino commerciante di schiavi. E cosi finalmente Giuseppe
si fece riconoscere anche dagli altri fratelli.
E tutti si
abbracciarono.
E tutti
decisero allora di rimanere in Egitto, a Ghosen, nell`attesa di poter tornare
un giorno, tra qualche mese, alla loro amata Terra Promessa, lasciata in
momenti di miseria. Ma ancora non sanno e non possono saperlo, i poveretti, che
i pochi mesi si trasformarono in anni e questi in secoli.
Gli ebrei
delle famose dodici tribù, i discendenti di Giacobbe-Israele, rimarranno in
Egitto la bellezza di 600 anni. I primi 300 anni come privilegiati,
probabilmente perché in quel momento dominavano la zona gli Hyksos, popolo
asiatico semita, ben armati, quasi parenti degli ebrei; e alcuni Faraoni furono
addirittura di razza Hyksos. Ma i 300 anni seguenti, al cadere la dominazione
degli Hyksos, cominciò per gli ebrei la famosa e tristemente ricordata
Schiavitù in Egitto. A fare lavori forzati o giù di li. Fino che un famoso
bel giorno, illustrato cosi americanamente ma anche cosi gagliardamente nei
Dieci Comandamenti con Charlston Heston, arriva portato dalle acque il bimbo
Mosè in una bella cesta di vimini - come più o meno succederà con Romolo e Remo
nel biondo Tevere - e viene accolto, cresciuto ed educato dalla famiglia
del Faraone.
E con Mosè e
la sua rocambolesca avventura comincerà il Ritorno alla Terra Promessa, dove i
vecchi ebrei rimasti si erano dimenticati di essere ebrei, mischiati con
altre e nuove popolazioni e nessuno stava certamente ad aspettare a braccia
aperte gente che se ne era andata 600 anni prima.
Ovviamente ci
sarà molta leggenda in tutto questo, ma qualcosa di vero, una certa base
storica dovrebbe pur esserci.
Si sono fatte
tante ipotesi sulla figura di Giuseppe e il suo tempo. Cosi come, per esempio,
che nella famosa grotta di Macpellà in Hebron, non sarebbero seppelliti
solamente i Patriarchi e Matriarche ebrei, ma anche Adamo ed Eva, la qual cosa
è evidente una balla enorme. Si disse anche, come già accennato dianzi, che il
Patriarca quasi sacro Isacco avrebbe sangue Faraonica nelle vene e che quindi
Giuseppe, nipote di Isacco e bisnipote di Faraone, per questo sarebbe
stato nominato Ministro di Stato in Egitto. Insomma, tante supposizioni,
fantasie con contorno di adulterio autorizzato e per salvare la pelle.
Ma che
importa in fondo distinguere tanto la realtà più o meno storica dalla leggenda
o fantasia, se questa realtà romanzesca fomenta la forza dell' idea?
Giuseppe,
vero o falso, di pura razza ebrea o mischiato con la egiziana, sia pure
Faraonica, sarà sempre una grande guida spirituale e ricordo per tanti ebrei
della Diaspora, sparsi a soffrire ed errare nel mondo per più di due mila anni.
E Mosè sarà
sempre il personaggio che accenderà i cuori di quelli che cercano la libertà. E
anche se poi ci saranno sempre anche i famosi rompipalle che diranno che alcune
delle norme le aveva copiate dal Codice di Hammurabi, Mosè sarà sempre
anche il grande Legislatore che tuona le sue leggi, tra le prime leggi
dell'Umanità. Un gran personaggio. Un colosso.
7/
MOSÈ
Mosè è uno
dei personaggi più conosciuti nel mondo. Che veramente sia esistito o no. si
può dire che quasi è un dettaglio di poca importanza e che non interessa.
Quello che interessa di lui, o della sua immagine proiettata, sono stati e sono
la forza di personificazione e realizzazione di una idea. Di libertà innanzi
tutto, ma anche di rettitudine, volontà, forza morale,
capacità di dirigere un popolo, l'ascetismo di chi non ha mai guardato al
personale interesse. La sua figura di liberatore, capo e grande legislatore. Un
eroe, quasi un semidio per ebrei, cristiani, mussulmani, per tutti e per tutti
i tempi.
Un simbolo
dell'Uomo. E l'Uomo ha solo pregi, non ha difetti. Esistono i difetti, certo.
però non hanno importanza. L'Uomo è Uomo solo per i grandi meriti. I
difetti si lasciano all'uomo normale, all'uomo qualunque, perché abbia
qualcosa anche lui.
Molto
probabilmente è uno dei personaggi più conosciuti nel mondo e tra i più
ritrattati, a cominciare dalla scultura prodotta dal genio dello scultore per
antonomasia, da Michelangelo. Ma perché non parli?
Ma il
Mosè rimase fermo, muto, statuario.
Parliamo
adesso un poco di lui, di Moshè, di quello che sappiamo perché ce
lo raccontano storici o contastorie.
Nacque in
Egitto, nell'ultimo periodo della cosiddetta cattività ebrea in Egitto. Più o
meno 1200-1300 A.C. E visse, secondo la tradizione, la bellezza di 120 anni.
Ancora oggi, nessuno lo sa, solamente pochissimi dotti ebrei, ma l'antico loro
auspicio Che tu che possa vivere fino ai 120 anni., viene da
allora. E si canta il Felice Compleanno, magari in inglese. Ma è
una vecchia tradizione ebrea.
Al momento
della nascita, un recente ordine del Faraone per contenere il dilagare di ebrei
nel suo regno, era che tutti i figli maschi di schiavi ebrei fossero buttati
a fiume, come si dice a Roma.
Però la
sorella Miriam, Maria, per cercare di salvarlo, lo depositò in una bella
cestina nelle acque del misterioso Nilo, avvolto in una copertina tipica ebrea
per difenderlo dal freddo. E la cestina ondeggiante e per volere di Yahvè si
fermò proprio nella spiaggetta dove giocherellava una fanciulla che era la
figlia o moglie del Faraone e che sperava ansiosamente l´arrivo di un bambino,
un figlio, che non arrivava mai.
Venne quindi
considerato regalo dal cielo. Le mani gioiose e tremanti lo raccolsero. E il
bimbo nella famiglia del Faraone crebbe e si educò come un principe. L'Egitto a
quei tempi era la nazione più civile del mondo, con l'esclusione, forse, dei
soliti cinesi, della Dinastia Chang. Ma a quei tempi i cinesini erano
ancora timidi e nessuno sapeva dove fossero ne' cosa facessero.
Ai tempi di
Mosè gli ebrei d'Egitto avevano perduto da secoli le molte prerogative
acquisite con Giuseppe, perché gli allora Faraoni erano gli Hycos, (o Etei),
amici, chissà indoeuropei, forse semiti, asiatici di origine, come gli
ebrei e avevano occupato l'Egitto.
Avevano
armi superiori a quelle egiziane, un tipo di Panzerdivisionen perchè avevano
inventato l'uso del cavallo e del cocchio a fine bellico.
Però con il
tempo, circa tre secoli dopo, gli Hycos spariranno dall'Egitto e dalla storia.
I prima favoriti
ebrei si trasformeranno in schiavi tutto fare, come abbiamo già detto prima.
Non si seppe
mai se Mosè sapeva della sua origine ebrea da bambino o lo seppe solamente da
grande. Non importa. La tradizione ci dice che ammazzò una guardia
egiziana per un atto di crudele prepotenza contro uno schiavo ebreo. E dovette
fuggire. Qui c'è qualcosa che scricchiola: se Mosè era principe, che
ammazzasse uno o dieci soldati non aveva nessuna importanza, Se
scappò,,,,qualcosa non quadra. Continuiamo.
Andò fino al
Sinai dove lavorerà come semplice pastore per la bellezza i 40 anni! Tempo più
che sufficiente per sposarsi con una certa Zipporà ed avere un figlio.
Però un
giorno fatidico si verifica un fatto soprannaturale che cambierà la vita a Mosè
ed al popolo di Israele. Un rovo, cioè un grosso cespuglio di more con
terribili lingue di fuoco apparve improvvisamente fronte agli occhi
esterrefatti di Mosè. E dal cespuglio si udi una dolcissima voce di
angelo che gli disse che adesso era arrivato il tempo di ritornare dal Sinai in
Egitto. Per liberare il popolo di Dio.
E Mosè tornò.
Non so se solo o con la moglie, il figlio e le caprette, ma tornò in Egitto.
Si incontrerà
con Aaròn, Aronne, suo fratello. Si riconceranno nonostante i 40 anni senza
vedersi. Convinti della loro funzione divina, andranno dal Faraone
a chiedergli la liberazione del Popolo di Israele. Il Faraone li riceve a
corte, presenti i pezzi grossi del suo governo ed i soliti sacerdoti sapienti.
E qui si verificheranno gli eventi magici della lotta tra serpenti, evocati
dalla magia. Il serpente di Mosè naturalmente è il vittorioso in questa disfida
con i serpenti dei sacerdoti Egiziani. Ma se molto di quanto riferito è
incerto per le brume del passato, la cosa certa è che in quei supposti
tempi il Faraone d'Egitto era niente di meno che Ramses II, o Ramesse II,
persona realmente esistita in carne e ossa e che fu il più grande, forte,
coraggioso, capace e crudele Faraone di Egitto di tutti i tempi, dopo il
periodo delle dinastie degli Hycsos - Etei.
Osso duro da
rodere, anche per Mosè.
Ed infatti,
secondo il racconto, favola o quello che sia, vista la pappata di serpenti che
si fece il serpente di Mosè, i famosi Maghi -Sacerdoti di Ramses II saranno
costretti ad ammettere che il dio Jahvè ebreo è più forte del loro. La qual
cosa, scatenerà l'ira furibonda del Faraone contro i Maghi, gridando loro che
non sono autorizzati per dire una stronzata del genere e che se non si
ritrattano, li manderà a fare scorticare vivi appesi a un ramo. Cosi era Ramses
II. Un bell'osso da rodere, abbiamo detto, anche per Mosè.
Qui, però, a
questo proposito dovremmo ricordare, come squisitezza culturale, che il
monoteismo è il credere in un solo, unico dio per tutti. Dopo Mosè lo saranno,
o diranno di esserlo, gli ebrei e successori; cioè anche i cristiani e
poi gli islamici. Prima di Mosè, invece, tra gli ebrei si notava una vaga idea
di enoteismo, possibilità di coesistenza pacifica tra vari dei, anche se con
determinata gerarchia. Insomma un po' come a Roma con Giove supremo e gli altri
Dei minori intorno.
Torniamo al
Faraone.
Che Mosè
abbia potuto trasformare il suo bastone in vorace serpente capace di vincere
i serpenti dei Maghi, non fu motivo sufficiente al Grande Ramses II per
rinunciare facilmente alla manovalanza quasi gratis degli
schiavi ebrei. Probabilmente lui non credeva a nessun
dio ma solamente in se stesso, come quasi sempre succede ai Grandi
uomini.
Quindi niente
permesso agli ebrei per andarsene in libertà. Ed allora fu che Mosè dovette
ricorrere alle famose dieci piaghe, ben crudeli ad essere franco e l`ultima
delle quali, la morte di tutti i primogeniti maschi egiziani ottenne, con il
suo drammatismo feroce e cupo, la libertà egli ebrei.
E cosi fu che
Mosè, finalmente autorizzato con foglio di via, potrà intraprendere la strada
del ritorno a casa, laggiù
lontano lontano, nella famosa terra promessa.
Cammina
cammina e la carovana di ebrei, Mosè ed Aaron in testa, arriverà al Mar
Rosso.
Una volta
arrivati alle sacri rive furono raggiunti da truppe del Faraone. Costui che
dopo averci pensato un po su, aveva cambiato idea. Si sentì burlato da
quello che considerava una superstizione e voleva riportare gli ebrei come
schiavi nel suo regno.
E allora si
verificò uno altro dei più fantasmagorici eventi della storia. Le acque del Mar
Rosso, si aprirono e i fuggitivi ma ormai liberi ebrei poterono
attraversare il mare che si richiuse subito dopo, terribile e
apocalittico, per affogare implacabile le truppe del Faraone.
E fu in
quell'occasione che, arrivati dall'altra parte, si costruì il
Tabernacolo. Era un Santuario mobile, che conteneva l'Arca dell'Alleanza tra
Yevohá e il popolo di Israele. Gli ebrei porteranno sempre secoloro il
Tabernacolo fino a quando si costruirà il Tempio di Salomone a Gerusalemme.
E l'Arca, che stava dentro, sarà fatta di preziosissimo legno di acacia,
nero, rivestita d'oro, con due Cherubini collocati sopra. Ci saranno le
famosissime Tavole della Legge, un'anfora con manna, il famosissimo e sempre
ricordato Manna, regalo del Cielo per alimentare gli ebrei affamati nel
peregrinare per il deserto. E ci sarà anche il bastone fiorito di Aronne.
Però a un
certo momento l'Arca sparì. Dove sarà dove non sarà e giù una serie di
supposizioni dove interviene il Regno di Etiopia, i , i Crociati ed una chiesa
Copta.
Non so...
sembrano un po, ma lo dico con il dovuto rispetto, delle fantasie oniriche come
il Codice Da Vinci.
Però
continuiamo con Mosè.
Si sa del suo
vagabondare per 40 anni per il deserto. Evidentemente era dedito ai
quarantenni: 40 anni come pastore e 40 anni a cavallo di un cammello.
Finalmente arrivò a vedere da lontano il verdore della terra Promessa,
abbandonata tanti anni prima. E al vederla lì stesso morì ed aveva 120
anni. Chissà d'infarto, perché sicuramente ebbe una visione
profetica di tutti gli sbudellamenti che ci sarebbero stati nei secoli a
venire. nella dolce terra dei padri.
Perché tanti
anni per arrivare dall'Egitto a Canaima-Palestina?
Si dice che
per purificarsi con il cambio generazionale prima di tornare ad abbracciare gli
antichi fratelli lasciati 600 anni prima, quando la grande emigrazione di tanti
ebrei in Egitto ai tempi di Giuseppe. Si disse che i 40 anni furono
perché si persero nel nel deserto per mancanza di bussole o pietre
miliari. Altri, come Martin Lutero, sostennero che Mosè non attraversò il
Mar Rosso, ma il mare di giunchi, di canne. Ma Martin Lutero era tedesco e
vedremo che non simpatizzava affatto con gli ebrei.
E di Mosè se
ne parla un po' dappertutto. Sia nella Bibbia che nel Corano. Arrivarono anche
certi Minimalisti Biblici a sostenere che né Mosè né l'esodo erano mai
esistiti. Nel secolo terzo prima di Cristo un certo Monetane invece giurava che
Mosè era stato un sacerdote egiziano risentito per chissà cosa e che l'Esodo
non era nient'altro che l'espulsione dall'Egitto di certi lebbrosi.
Insomma un
guazzabuglio di supposizioni. E francamente non ci si raccapezza un gran
che.
Ma gli
americani, meno male che si sono loro, risolsero il problema e
Hollywood con i suoi Dieci Comandamenti ha fatto rivivere Mosè, Ramses,
Ebrei, Etei mischiando tutte le fonti.
E adesso ci
capiamo meno di prima.
8/
JOSUÉ (YEHOSHUA o JESÚS)
Il Ri-Conquistatore
Nei tempi
attuali delle azioni come quelle di Giosuè guerriero lo avrebbero portato tra
gli imputati a Norimberga; in caso di sconfitta, naturalmente; perché i
vincitori hanno sempre ragione.
Se molti
militari in diverse epoche hanno cercato di trovarsi scuse rifugiandosi nella
sia pur vera Ubbidienza Dovuta, pena la fucilazione, cosa avrebbe potuto fare o
dire il povero Giosuè, se gli ordini di sterminio totale o soluzione
definitiva, gli venivano da
Dio in persona?
Giosuè (
Yehoshua o Gesù in ebreo) era nato schiavo in Egitto, della tribù di Efraim,
figlio del favorito Giuseppe ( il venduto dai fratelli cattivi e
che divenne poi vice Faraone e che si sposò con la bella Egiziana Asenat
) cosi che né Efraim nè Manasse né tanto meno Giosuè erano di pura
razza israelita A parte la ovvia considerazione che, fedeli o no a Yahvè, non
si può pensare che con 600 anni in Egitto, sia come uomini liberi o come
schiavi, sempre uomini erano e certamente avranno avuto più di unaffaire con
le belle, voluttuose e profumate egiziane .
In ogni modo,
di pur razza Israelita o no, un volta passato il Mar Rosso o il mar di canne
che sia, Mosè, comandante supremo, nomina suo luogotenente Giosuè,
ragazzo sveglio ed energico, per procedere alla riconquista della sempre
Promessa Terra di Palestina, la fertile. Lo mandò in avanscoperta per vedere
insieme a 11 compagni come era verde la loro valle. Perché in realtà in 600
anni nessuno di loro l'aveva mai vista e se ne parlava come di una favola o ne
parlavano i Rabbini come storia religiosa. Come sappiamo era la famosa, antica
ed epica terra promessa a Abramo, che pagò le famose 400 monete per comprare lì
il primo pezzettino di terra e trasformarla in sepolcro per i patriarchi. Ma
poi le tribù, quasi tutti, erano scappati dalla terra promessa per la feroce
carestia ed adesso questa terra bisognava riprenderla ad altre persone che
intanto vi si erano installati nel corso dei secoli ed a loro volta la
consideravano la loro patria.
Cosicché
c'era l'ordine perentorio di Jahvè per tornare alla terra promessa agli avi e
riprenderselala. Giosuè, abile guerriero, ubbidiente a Mosè e a Yahvè, cercherà
di emulare il suo Sotto - Capo attraversando non il Mar Rosso, ma più
modestamente un fiume, il fiume Giordano, che pure era di una certa importanza.
E il fiume Giordano trattenne le sue acque per fare passar le truppe di Israele
ed iniziare la prima guerra del Risorgimento Israelitico.
A ricordo ed
onore dell'evento Giosuè ordinò la circoncisione per tutti gli ebrei israeliti
che per un motivo o per un altro erano ancora incirconcisi. Liberati della
vergogna del prepuzio e senz'altro più leggeri, gli Israeliti conquistarono la
città di Gericò in maniera straordinaria.
Non fu
necessaria nessun battaglia. Le mura caddero sole, solamene per il soffio dei
Leviti.
Chi erano
costoro? Dei preti; e questa volta dei preti fecero qualcosa. I leviti erano
gli israeliti della tribù di Levi. Però tribù molto sui generis.
Non aveva proprietà, non aveva terre, non aveva beni immobili, Quasi come il
Vaticano oggigiorno. E vivevano di elemosine Quasi come il Vaticano, sempre.
Cosa ti combinarono questi Leviti? Con il Taberbacolo-Mobil, con le loro
trombette e a tutto fiato, suonando chissà che inni religiosi, fecero giri e
giri intorno alle mura di Gericò. Per ore. Chissà le mura, vergognose di essere
cosi prese in giro dai preti, caddero da sole. Le truppe di Israele allora
entrarono felici e vittoriose e sterminarono assolutamente tutti gli abitanti,
uomini, donne, vecchi e bambini. Peggio che i Romani a Cartagine, peggio che le
SS in Auschwitz. Tutti sbudellati meno una sola persona,. Una donna. Una nota
puttana di nome Rajab, che era stata guerrigliera partigiana aiutando due spie
di Giosuè. I soldati, per ordine preciso di non si sa chi, risparmiarono lei
e tutta la sua famiglia; padre, madre fratelli e sorelle e il suo
cagnolino. Aveva tradito i suoi, si. Però la risparmiarono. Perché il suo non
era stato un tradimento ma si era ravveduta e divenuta devota de Yahve. Come
curiosità, ma senza voler assolutamente mancare di rispetto a un personaggio
importantissimo che di rispetto ne merita molto, vi dirò che costei fu un
antenata niente di meno che di Gesù di Nazareth.
Chi me lo ha
detto? Nessuno. Lo ho letto in Matteo. E qui si, metto la referenza: Mat 1:5
Non si sa
mai.
Dopo Gericò
la cattiva sorte toccò alla cittadina di Ay. Giosuè la conquistò con un
bellissimo stratagemma e senza l` aiuto di puttane. E tutti i suoi abitanti
furono ugualmente sterminati. Giosuè era un tipetto sveglio e astuto.
Considerato la sua abilità, il suo successo e la sua ferocia, tutti i popoli di
Palestina si allearono tra di loro per combattere questi Israeliti
"intrusi" che arrivavano dall'Egitto. Ed anche costoro furono
sterminati.
E Giosuè che
continuava ad avere dalla sua parte il re della guerra, distrusse anche una
alleanza tra cinque re Amorrei. E, forza della Fede! Perché potesse terminare
di ammazzare anche i famosi cinque re, unici superstiti della stage, il sole e
la luna si fermarono nel cielo. E Giosuè ebbe tempo di accopparli uno dopo
l'altro, i cinque re terrorizzati e personalmente, perchè non poterono ricorrere
alle tenebre.
Più tardi
conquistò le città di Maquedá, Libná, Eglón, Hebron y Debir: in tutte queste
città gli abitanti furono semplicemente sterminati.Tutti, assolutamente tutti
perché l'ordine era di ammazzare tutti, uomini, donne, vecchi, bambini, vacche,
pecore, cavalli e cammelli e tutto ciò che respirasse!
Cosa può far
un generalissimo se il Comandante in Capo da un ordine di sterminio di questo
genere?
Come ultima
impresa di guerra vinse anche il re di Jasor e con questo completò la ri-conquista
della Terra Promessa- Canaàn – Palestina- la Mezza Luna Fertile.
Secondo gli
ultimi ordini ricevuti da Jahvè, ripartì le terre conquistate - o
riprese, secondo i punti di vista - e morì con tutti gli onori ai
110 anni di età, contento di aver agito in obbedienza alla volontà del suo Dio.
Yahvè, l`Unico.
Ma non gli
eressero mai nessuna statua, perché non era ammesso il culto alla personalità.
9/
I GIUDICI
( Sansone,
1.100 A.C.)
Al tempo
della morte di Giosuè, non era ancora completata la ri-conquista di Canaàn e
neppure saranno consolidati bene nelle nuove-vecchie terre i ritornati
vecchi-nuovi figli di Israele.
Ci vorranno
ancora secoli perché il Regno di Israele arrivi finalmente unificato. E quando
arriverà non durerà poi nemmeno molto: appena il tempo di tre re, Saulo,
Davide e Salomone. Questo periodo, anteriore alla monarquia e che sarà di tre
secoli circa, è quello chiamato dei Giudici o Liberatori. Le diverse tribù
avevano una certa indipendenza, a volte litigavano o si facevano la guerra tra
di loro, ma avevano quasi tutti gli stessi nemici: Cananei sopravvissuti alle
stragi, beduini girovaganti e i Filistei nella costa. Però fu solamente Giosuè
che fece la terribile guerra a morte con i Cananei e gli altri residenti di
Palestina., distruggendo a fuoco e fiamme città, paesi e paesetti e facendo
strage degli abitanti, tutti e qualsiasi cosa che respirasse .Lo
abbiamo già detto.
Dopo le
conquiste sanguinose di Giosuè si cominciò ad accettare la idea de la
convivenza con altri gruppi di residenti. Quest'atteggiamento meno feroce
produsse però un evidente modificarsi dei costumi di tutti. Si cominciava a
intravedere quello che adesso noi chiameremmo globalizzazione, democrazia,
tolleranza religiosa. Si cominciò a pensare che potevano essere accettate anche
altre divinità. Ma Yahvè non era un Dio qualsiasi, non poteva assolutamente
accettare questo. Era autocratico, esclusivista. Naturalmente questo era
l'atteggiamento del sacerdote, del rabbino, del prete, del conservatore che con
questa tolleranza verso gli atri vedeva diminuire la propria importanza,
l'autorità ed esclusività come infallibile interprete della volontà
divina. A me mi sa` tanto, si dice a Roma, mi sape, che
i sacerdoti tolleranti di oggigiorno non lo sono per convincimento proprio,
puro, ma perché ormai è impossibile non esserlo. Cambiamo per non
cambiare, diceva il Gattopardo, nell'apparente paradosso.
Cosi che ogni
volta che il Popolo Preferito mostrava certa tolleranza verso altri riti, lo
castigava mandando un altro gruppo etnico che li dominasse. Il castigo di
Dio è volontà di Dio. Il nemico dominatore è quindi volontà il Dio. Anche
Nabucodonosor, anche Hitler sarà a suo tempo considerato da alcuni come
strumento di Dio.
Bene.
Continuiamo.
Che succedeva
allora? Il Popolo Eletto piangeva il suo peccato, chiedeva scusa e perdono.
Jahvè, riaffermata così con soddisfazione la propria autorità esclusiva,
mandava un Giudice-Liberatore che liberasse il Popolo Eletto dal giogo.
Poi il
popolo ritornerà al solito peccato di tolleranza e offesa a Dio. E allora
ricomincerà il ciclo del castigo, del pianto, dell'implorare perdono, della
benevolenza divina e conseguente arrivo del Liberatore. E questo accade a ripetizione
ciclica durante tutto il periodo detto dei Giudici, circa 300 anni.
In questo
lungo periodo appaiono figure interessanti di Eroi-Liberatori. Normalmente sono
persone del popolo, di umili origini, persino donne che saranno famose.
Tra queste
persone interessanti ci sarà Ehud, un poverissimo che non possedeva neppure un
coltello, se ne fabbricò uno molto rudimentale e lo sprofondò nella pancia
cicciona del Re. E liberò la nazione dallo straniero dominante.
Altro fu il
caso di Debora, mistica profeta e cantante di inni sacri.
Era sposata con un tal Lappidor,
insignificante.
Lei si sedeva
sotto un albero e la gente andava da lei per ottenere giustizia su eventi vari
.Ed in un'occasione seppe organizzare una rivolta contro un certo Yabin, re
importante di Canaàn e lo vinse. Nella sbandata dell'esercito cananeo, il
generale nemico, un certo Sisara, spaventatissimo, cercherà rifugio nella
tenda di Yael, una donna israelita di dolci maniere. Questa donna interpretò in
maniera molto estensiva la legge di ospitalità vigente tra tutti i popoli del
deserto. Gli offri rifugio nella tenda e rifugio nel suo letto. Non commento.
Pero quando il generale si addormentò esausto per la fuga, il terrore del
nemico e le fatiche amorose, questa Yael, donna di dolci maniere, prese un
lungo chiodo della tenda e con un bel martello lo infilò completamente nella
tempia del Generale, inchiodandolo morto stecchito a terra. Dolci maniere
femminili.
Quando poco
dopo arrivò Debora, la profeta cantante, lì stesso e d'immediato si intonò un
duetto-inno per glorificare l'atto eroico. E qualche tempo dopo Deborah
riceverà il titolo onorifico di "madre di Israele."
Un altro
Giudice-Liberatore fu Gedeone. Con solo 300 dei suoi soldati ( forse voleva
imitare i trecento spartani delle Termopili) vinse ben 10.000 nemici e
ricevette in omaggio molto apprezzato le tre teste sanguinanti dei tre
principali capi nemici. E visse contento e felice ed ebbe la bellezza di
settanta figli maschi. Delle femminucce non si sa, ma quello che si sa è che si
sa che non avevano tanta importanza. Abimelecco era uno dei settanta
fratelli; come 70 saranno i saggi della La Bibbia dei dei Settanta, ma in
comune ci sarà solamente il numero. L`Abimelecco non fu mai Giudice però
ammazzava i nemici come mosche. E ammazza ammazza, con il suo Dieu le
Volt, ammazzò anche i 69 fratelli. Non ho mai saputo se anche qui si
trattava di numero magico...Per questi atti di amore fraterno non fu mai
proclamato giudice come detto, ma addirittura Re.
Però finì
male. Una donna gli spaccò il cranio con una pietra. Moribondo, sapendosi alla
fine, pregò il soldato che cercava di soccorrerlo, di finire di accopparlo lui,
con la spada, perché non si dicesse che, orrore degli orrori, era stato
ammazzato da una donna!
E fu valoroso
esempio di dignità maschile.
Nel
numero 11 dell`hit -pared dei Giudici apparve il famoso Jeftè: l'uomo di
parola. Durante un'altra delle guerre di liberazione nazionale fece solenne
giuramento a Yahvè: che se tornava vittorioso avrebbe sacrificato la prima
persona ella sua famiglia che gli fosse venuta incontro. Bella maniera di
sacrificare gli altri. Forse pensava che sarebbe stato uno dei tanti servi a
riceverlo festoso. Invece la prima persona che uscì di casa allegra per
abbracciarlo, fu sua figlia, la sua unica figlia e che amava moltissimo. E gli
veniva incontro, la figliola, saltando allegra e sorridente e suonano i
tamburelli della vittoria. Jeftè sa che deve rispettare il giuramento a Dio. Lo
saprà anche la povera ragazza che accetterà rassegnata l'orribile destino. E
solamente chiederà all'amato ed infelice padre due mesi di tempo, solo due
mesi, per andare con le sue amiche a piangere la sua verginità inutile e,
chissà, le occasioni perdute. E non si sa quello che successe dopo.
E adesso
arriviamo a Sansone. Personaggio famosissimo, rocambolesco, pieno di difetti e
pregi. Mescolanza di vizi e virtù, buono e cattivo, eroe e ladro e assaltatore
e suicida. Amante sfortunatissimo ed ingenuo. E, naturalmente, fortissimo come
un sansone.
Jahvè si
servirà di lui per aiutare come sempre il suo popolo prediletto.
Fu uno
degli ultimi giudici, il tredicesimo ( altro numero magico, il 13 ) questo
Sansone, nato all'incirca nel 1.100 A.C. e sempre nel supposto caso che sia
realmente esistito. E dev'essere nato quando da pochi decenni erano arrivati
nelle coste di Canaàn, gli "Invasori". In ebreo "plishtim" vuol
dire Invasore e da lì viene il nome di Palestina. Questi Filistei erano
invasori per gli ebrei, ma in realtà erano anche profughi, molto probabilmente
arrivati a cercar rifugio in quella costa provenienti da qualche isola o terra
ferma dell'Egeo. Quasi sicuramente una delle antichissime popolazioni
pelasgiche, tra i primi antichi abitanti di Creta e dintorni, cacciati via
dalla loro terra da popolazioni più forti, Dori o Achei, in questo caso: i
biondi Achei di Omero, i biondi popoli del nord Europa, germanici e in
osservanza alla moralissima legge del "togliti tu che adesso
arrivo io".
Legge della
conquista, dell'invasione, legge della sopravvivenza del più forte. Inevitabile
legge che a noi, che diciamo di applicare valori etici, ci appare adesso
crudele ma che è solamente la legge naturale. Il più debole, il vecchio, il mal
fatto, l`inutile, l`ìmperfetto, deve perire.
La nascita di
Sansone sarà annunciata. Una bella Annunciazione come quella di Maria di
Nazareth. Un angelo, messaggero di Yahvè, non con le ali ai piedi come
Mercurio, ma con le ali sulle spalle, si presenterà da un certo Manoà, della
tribù di Dan e alla sposa, donna sterile. Dirà che por volontà di Jahvè nascerà
loro un figlio, maschio, che libererà la patria dalla dominazione filistea.
Però, come controindicazione, non dovrà mai bere alcool, né mangiare niente di
impuro e non dovrà mai tagliarsi i capelli. Capricci degli angeli?
E la coppia giura felice. Secondo questa descrizione, Sansone sarebbe stato un
appartenente ai Nazirei, specie di sacerdote laico.
La prima
avventura che gli si conosca fu di un Sansone giovane, quando per curiosità fu
a visitare un paesetto filisteo. I giovani, come sappiamo, guardano le ragazze.
Il nostro eroe guardò tanto una che si innamorò. Succede, alle volte. Ma
i genitori di Sansone si opposero decisamente a un eventuale matrimonio con una
Non Eletta da Yahvè. Al ragazzo, innamorato, non gliene frega niente. Esce di
casa per andare a chiedere la mano della bella filistea. Nella strada ti
incontra un bel leone. Però leone sul serio, un Felix Leo, con
tutto il suo aspetto di forza e regalità. Anche il leone con i capelli lunghi,
la bella criniera ondeggiante. Però il Felix Leo non fu tanto felice perché al
attaccare Sansone, questi dimostrò per prima volta possedere una forza
eccezionale. Con le sue sole mani accoppò l'In-Felix Leo. Poi, più tardi, non
si sa bene se andando o tornando dal paesetto Filisteo, osserva che tra le ossa
del Leone, evidentemente morto, c'è un bel nido di Api. Se il fortissimo
Sansone non ha avuto paura del Leone, come può avere paura delle piccolissime
api? Quindi ruba loro il miele e se lo porta a casa della ragazza.
Quando
finalmente arriva il giorno previsto per le nozze, il nostro bel Sansone
propone un indovinello a trenta giovani filistei. " Da chi mangiam
venne cibo e dal forte, venne dolcezza," La posta? Chi perde paga
l'altra parte con trenta vestiti. L'enigma è un evidente (mica tanto...)
riferimento al leone che ammazzò e il miele che poi venne dal suo corpo.
Siccome al momento dei fatti Sansone era solo, nessuno poteva indovinare a cosa
si alludesse. I 30 giovani filistei fanno allora pressione sulla paesana
filistea, innamorata di Sansone. Questi, Sansone, fiducioso ed ingenuo,
rivelerà la risposta all`ìnnamorata che la dirà ai suoi paesani. E cosi Sansone
perderà. Ha perso e allora diventerà furioso...Ma deve pagare la scommessa. Va
alla città di Acalòn, per cercare di ottenere i vestiti. Per comprarli? Nemmeno
per sogno. Con l'aiuto di Yahvè accoppa e deruba dei vestiti 30 poveretti di
filistei che passeggiavano ignari da quelle parti. Li ammazza, li deruba dei
vestiti e con questo paga la scommessa perduta. E si dirige a casa della
ragazza. Ma nella casa della ragazza, cerca cerca, la ragazza non
c'è più. L`hanno data a un altro uomo. Il suocero, richiesto, si rifiuta di
restituirgliela. E offre a Sansone in cambio la sorella. Che si accontenti
della sua sorella. Sansone dice che non è Toto e che non si
accontenterà di sua sorella. Si arrabbia furioso e si trasforma in
incendiario. Trova (non si sa come ) trecento volpi. Le lega in coppia, per la
coda, poi lega una torcia accesa alla coda di ogni coppia e scioglie gli
animali che , terrorizzati, correranno a zig zag tra i bei campi di grano
maturo dei Filistei. Tutti i campi maturi prendono fuoco. I filistei
incazzatissimi anche loro, adesso, ammazzano la ragazza di Sansone; e non
si sa quale delle due se l`una o la sorella, ma non importa. Poi riempono di
botte il suocero che però non era ancor suocero, ma lo riempono i botte lo
stesso. Sansone allora li prende a botte loro. Botte da orbi.
E ammazza non so quanti filistei, ma poi deve scappare a nascondersi. I
Filistei allora chiederanno alla tribù di Giuda che lo consegnino. Non si
capisce perché alla tribù di Giuda se Sansone era della tribù di Dan,
però nemmeno importa. Fa lo stesso. Il fatto è che i bei tipi della tribù di
Giuda, chissà per fare onore al nome, lo consegnano legato mani e piedi
ai filistei. Ma il nostro eroe è sempre un Sansone, fortissimo e romperà
le corde. E fu qui che si verificò altro evento divertentissimo e famoso;
Sansone prenderà un osso di un somaro. La mandibola, per essere precisi, che è
bella grande e forte. E con la mandibola del somaro a mo' di clava, ammazzerà
migliaia di filistei. Migliaia, dicono i Sacri Testi! E fu per questo atto di
guerra che sarà nominato Giudice liberatore.
Dopo questi
fatti straordinari il nostro Sansone rimarrà tranquillo per venti anni.
Dopo questo
lungo periodo di vita tranquilla, borghese, Sansone andrà a Gaza. Rimarrà in
casa di una prostituta. Niente di eroico in tutto questo. E facendo non si sa
che. Forse solamente per scappare per qualcosa che aveva combinato a chissà chi
. Però un bella notte scappa di casa. Le porte della città erano chiuse. Cosa
ti fa Sansone? Altro evento storico! Con le sole mani riesce a scardinare la
porta di entrata della città, e se la porta, la porta, chissà
perché, in cima una montagna vicino a Hebròn.
A Hebròn
vede, conosce e si innamora di una bellissima filistea: la famosissima Dalila,
ben conosciuta a Hollywood. Questa Dalila, innamorata o no di Sansone, si
innamorerà certamente anche delle monete d'argento che i Filistei le daranno
se lei riusirà a carpire il segreto della forza di Sansone.
Vatti a
fidare delle belle donne!
Ed i
filistei, armati di forbici bene affilate taglieranno i capelli a Sansone,
addormentato ed esausto dopo una notte intera di amore sfrenato con la bella
insinuante e falsa Dalila.
Povero
Sansone!
Amante
sfortunato con le donne.
Lo fu,
sfortunato, con la filistea della costa che rivela il segreto dell'
enigma. E con la falsa Dalila che rivela il segreto della forza sovrumana.
I filistei
allora lo catturarono facilmente, lo accecarono e lo legarono ad una
pietra-ruota di un mulino, in Gaza. E giù a spingere la pietra come schiavo.
E`che ormai era uno schiavo.
Però, con il
tempo, i capelli crescono; i filistei, di corta memoria, evidentemente si
erano dimenticati della storia dei capelli. E Sansone poco a poco
recupererà le forze.
Però Sansone
voleva un supremo sacrificio con finale drammatico. E lo ottenne.
Un certo
giorno fu portato nel tempio di Dagòn, un Dio dei Filistei. Anche se il nostro
Sansone era cieco, cominciò a cercare a tastoni due colonne. Cercò di
marciare anche con due ragazze filistee che passavamno per di li. Ma,
ravveduto del suo destino, poté aprire le braccia e con la sua forza già
ricuperata, tanto spinse le due colonne portanti che caddero e il tempio perse
stabilità e tutto precipitò al suolo, con grande frastuono. E fu in
quell'occasione che gridò, cieco ed eroico, la famosa frase:
Muoia
Sansone con tutti i Filistei.
E con questo
fu esempio eroico per i futuri Kamikaze, mussulmani o no.
10/ SAULO E DAVIDE
Le pecore. E
le pecorelle. Sono certamente degli animali umili che hanno accompagnato l'uomo
da quasi sempre. E l'uomo, per riconoscenza, se lo pappa, il povero agnellino,
come piatto squisito. E magari per non sentirsi in colpa, lo trasforma in
divinità. Teofagia. E se lo pappa sempre.
Pastore di pecorelle saranno anche il famoso Paride e il Buon Pastore, sia pure in diverso contesto.
Pecora, pecus da dove pecunia sarà
anche moneta di cambio ai tempi dei romani, sempre antichi. E al parlare di
questo mi viene in mente il pecorino romano.
Cosicché al
parlare di Davide...
Ma, che
c'entra Davide?
Associazione
di idee.
Anche Davide
era un pastore di pecorelle. Ma la storia vera dice che, ancora ragazzetto, con
la sua fionda ammazzerà un gigante cattivo.
L'ancora
adolescente Davide, pastore, con fionda, rappresenterà la lotta del debole
contro il forte, del dominato contro il dominante, dell'intelletto contro la
forza bruta. Poi ci sarà a sua metamorfosi. Arriverà un altro Davide,
tutt'altra cosa. Sarà un re, avrà potere e la prepotenza del potere, però sarà
anche magnifico amministratore e trasformatore dello stato, sempre vittorioso
nelle sue guerre; con corte fastosa, con mentalità internazionalista e di
statista che supera i campanilismi. Senza dubbio anche invidiato e non bene
accetto ai conservatori.
Questi era
Davide, il Grande. Che riscattò Gerusalemme e che fu re dei tempi d'oro dello
Stato di Israele. E che per prendere una donna della quale si era innmorato,
accoppò il marito.
Andiamo per
ordine. Quando era ancora pastorello di pecorelle si diceva che fosse un
giovane bellissimo, di capelli biondi e occhi stupendi. Ed essere belli, per un
uomo, se non è un requisito essenziale, non è neppure un grande disonore. La
sua prima prova di forza e coraggio fu di accoppare o mettere in fuga un leone
e poi anche un orso. Animali che evidentemente erano tra i più temuti ai tempi
della pastorizia. Non poteva ammazzare una tigre del Bengala perché le tigri
non c'erano. Ma il leone vinto era sempre stato dimostrazione di superiorità
dell'uomo-eroe. Sansone vinse il Leone. Ercole vinse il leone. Non sarebbe
stato eroico ammazzare una iena. Attraverso Samuele sappiamo cosi che anche
Davide ammazzò il suo bel leone. E lo seppe perché lo stesso Davide glielo
disse. E allora dobbiamo crederci.
Come fu che
Davide entrò in politica?
Un certo
giorno il profeta Samuele, che aveva cominciato de avere qualche screzio con
con il Re Saulo, pensò che sarebbe stato meglio trovare un altro che andasse
più d'accordo con lui. Per volontà divina ovviamente e che solo un profeta
poteva interpretare.
E comincio a
cercare di qua e di là, così come nel Tibet si cerca il nuovo Dalai
Lama. E in una improvvisa visita a Betlemme vide e riconobbe nel giovane
Davide il segnalato da Yahvè. Quello che vide non si sa, ma senz'altro vide i
segni divini. E gli unge la testa. Così si disse. Probabilmente solo la fronte,
perché Davide era pieno di riccioli biondi. E da quel momento nacque la tradizione
di ungere con gli Oli Sacri i futuri Re Europei. Un'altra tradizione che si
viene dagli ebrei o dai cinesi, anche se tibetani.
Però il
nostro giovane pastorello, unto o non unto, ritorna umilmente al suo lavoro di
pastorello e da quel momento, dicono le scritture chissà dove "...lo
spirito di Jahvè arrivò da Davide ... e ... lo spirito di
Jahvè si allontanò da Saulo... "
Dopo un
po di tempo e in maniera poco chiara, direi quasi con un tocco di ipocrisia, il
Profeta Samuele portò il giovane pastore, esperto in arpa e flauto, nella corte
del Vecchio Re Saulo, perché con la sua musica cercasse di calmare lo spirito
tormentato e depresso del sovrano. Il vecchio Re lo riceve, lo vede, gli si
affeziona e con il tempo gli darà anche una sua figlia in sposa. Era un grande
dimostrazione di affetto e stima. E alla ragazza, certamente, secondo i buoni
usi...taci e ubbidisci !
Davide poi
ritorna alla sua Betlemme con certi incarichi di Saulo e lì comincerà a far
parlare di se, per le sue costanti azioni vittoriose contro i Filistei. Gli
parlano delle malefatte del campione filisteo ,un certo Golia, gigantesco e
fortissimo soldato. Sicuro della sua gioventù, Davide si offre per dirimere
controversie in una Singolar Tenzone con Golia. Il Re Saulo ,
ammirato , gli offre addirittura la sua armatura.
Davide dirà No grazie, disdegnerà la
offerta perché preferisce lottare libero di corazze, armato solo della sua
fionda, nella quale era abilissimo. E arriva il giorno della disfida. Golia al
vedere il ragazzetto si sbraga dalle risate e Davide, raccolta un grossa
pietra, da tre o quattro giri alla sua fionda e zaaaasssss ... la pietra centra
con forza e completamene la fronte del Gigante. Golia barcolla e scivola a
terra mezzo tramortito. Sicuramente si ricupererebbe in pochi secondi.
Però il giovane Davide, fulmineo, con l`agilità felina della gioventù, balza
sul corpo di Golia e con un affilatissimo coltello gli taglierà la carotide. E
subito dopo, gli mozzerà lo capo a tondo... E da quel momento
Davide, Golia e la fionda passeranno alla storia e alla leggenda.
Però...
...interviene quella schifosissima strega che è l'invidia. Questo fatto clamoroso ed eroico e altri ancora del giovane pastore la porteranno a tormentare l'animo del vecchio Re. Lui giovane e forte io vecchio e mezzo scassato. E l'ammirazione del popolo va crescendo.. E più Davide si faceva famoso e ammirato e più il povero vecchio, che si sentiva escluso, si mangiava il fegato. Arrivó al punto di pensare ad ammazzarlo. Inoltre siamo franchi, non gli piaceva niente quella tenera amicizia di Davide con suo figlio Gionatan. Si spettegolava su quello nella corte e Saulo si vergognava.
...interviene quella schifosissima strega che è l'invidia. Questo fatto clamoroso ed eroico e altri ancora del giovane pastore la porteranno a tormentare l'animo del vecchio Re. Lui giovane e forte io vecchio e mezzo scassato. E l'ammirazione del popolo va crescendo.. E più Davide si faceva famoso e ammirato e più il povero vecchio, che si sentiva escluso, si mangiava il fegato. Arrivó al punto di pensare ad ammazzarlo. Inoltre siamo franchi, non gli piaceva niente quella tenera amicizia di Davide con suo figlio Gionatan. Si spettegolava su quello nella corte e Saulo si vergognava.
Certamente,
anche se allora le "amicie" tra uomini non erano del tutto
sconosciute, tuttavia non erano ancora i tempi dell'orgoglio gay.
E Davide, che
fesso non era, si rese conto di questo , subdolò il pericolo e cambiò aria. Se
ne andò a vivere in una città filistea, cercando lavoro e lo trovò tra i
militari. E tanto seppe distinguersi che dopo un certo tempo, a forza di
aumentare di grado. arrivò a Generale dei soldati filistei di quella regione.
Ed anche, astutamente, si era messo a studiare bene il sistema delle nuove
armi, le armi di ferro dei filistei che tanta superiorità dava al loro
armamento. Poi un certo giorno gli dissero della morte del Re Saulo e di suo
figlio Gionatan, l'amico di Davide. Pianse sinceramene per tutti e due, però,
si sa, era veramente addolorato per il suo antico amico.
E decise
tornare in patria. In osservanza agli ordini di Yahvè, naturalmente. Era finito
il suo tirocinio ed aveva imparato come fare una guerra, non con bastoni o
forconi ma con armi di ferro. Fu a Hebron la città della sua tribù, quella di
Giuda. E lo nominarono re. Pero le tribù del nord non volevano riconoscerlo ed
avevano nominato Isboset, altro figlio di Saulo. Conseguente ricorso alle
ami.
Ma Davide non era più solamente il giovane pastore armato del suo coraggio ed una fionda. Era ormai diventato un esperto politico e guerriero. E sbaragliò Isboset.
E con la morte di Isboset finalmente le dodici tribù si misero d'accordo per formare un solo regno unico e Davide come re. Con sede in Hebron. E da Hebron Davide governò e bene, per circa sette anni Dopo questo periodo, gli Israeliti, mai contenti di niente e che volevano mantenere la tradizione al mugugno, cominciarono a brontolare che ci voleva come capitale un'altra città perché Hebron non andava più bene. E giù le interminabili discussioni. Allora Davide, per risolvere il problema, decise lui quale sarebbe stata la nuova capitale. Quella che voleva lui. E scelse Gerusalemme. Non aveva tutti i torti. La città era in cima a una montagna quasi inespugnabile e nel centro del Paese. Non apparteneva a nessuna delle 12 tribù e nessuno si sentiva preferito. Un solo inconveniente: ci stavano gli Giabosei. Una sub tribù di Cananei. Figurarsi se questo poteva essere un ostacolo per l'unto di Jahvè. La conquistò in un quattro e quattr`otto. Pero dimostrando abilità di statista ne' la rase al suolo ne' accoppò i suoi abitanti. Coesistenza pacifica. E così fu e così tutti felici e contenti, vincitori e vinti.
Da allora la città si chiamerà la città di Davide. Fu infatti il grande re che così la volle così la conquistò e così la modellò ai suoi gusti. E l'Arca dell'Alleanza ebbe finalmente una terra dove stabilirsi. Ma non in un Tempio.
Perché Yahvè, nella sua volontà inscrutabile, non volle che a costruirlo fossero le mani de Davide, troppo macchiate di sangue. Ci furono tanti eroi che sia pure con le mani imbrattate di sangue ricevettero l'approvazione di Yahvè. Eppure adesso rifiutò Davide. E` più difficile per te conoscere la volontà di Dio che per me travasare tutta l'acqua del mare con questo mio secchiello... fu quanto disse il famoso bambino che giocava sulla spiaggia , al non meno famoso San Agostino. Ma questo fu secoli dopo.
Il Tempio lo costruirà Salomone. Figlio adulterino di Davide con Betsabea. E cosi fu che il Re Davide, pastorello, musico, danzatore ,poeta, guerriero, statista e Re iniziò una nuova epoca per il popolo di Israele. Ebbe varie spose e una infinità di concubine in quei tempi di poligamia e di donne sottomesse.
Ma Davide non era più solamente il giovane pastore armato del suo coraggio ed una fionda. Era ormai diventato un esperto politico e guerriero. E sbaragliò Isboset.
E con la morte di Isboset finalmente le dodici tribù si misero d'accordo per formare un solo regno unico e Davide come re. Con sede in Hebron. E da Hebron Davide governò e bene, per circa sette anni Dopo questo periodo, gli Israeliti, mai contenti di niente e che volevano mantenere la tradizione al mugugno, cominciarono a brontolare che ci voleva come capitale un'altra città perché Hebron non andava più bene. E giù le interminabili discussioni. Allora Davide, per risolvere il problema, decise lui quale sarebbe stata la nuova capitale. Quella che voleva lui. E scelse Gerusalemme. Non aveva tutti i torti. La città era in cima a una montagna quasi inespugnabile e nel centro del Paese. Non apparteneva a nessuna delle 12 tribù e nessuno si sentiva preferito. Un solo inconveniente: ci stavano gli Giabosei. Una sub tribù di Cananei. Figurarsi se questo poteva essere un ostacolo per l'unto di Jahvè. La conquistò in un quattro e quattr`otto. Pero dimostrando abilità di statista ne' la rase al suolo ne' accoppò i suoi abitanti. Coesistenza pacifica. E così fu e così tutti felici e contenti, vincitori e vinti.
Da allora la città si chiamerà la città di Davide. Fu infatti il grande re che così la volle così la conquistò e così la modellò ai suoi gusti. E l'Arca dell'Alleanza ebbe finalmente una terra dove stabilirsi. Ma non in un Tempio.
Perché Yahvè, nella sua volontà inscrutabile, non volle che a costruirlo fossero le mani de Davide, troppo macchiate di sangue. Ci furono tanti eroi che sia pure con le mani imbrattate di sangue ricevettero l'approvazione di Yahvè. Eppure adesso rifiutò Davide. E` più difficile per te conoscere la volontà di Dio che per me travasare tutta l'acqua del mare con questo mio secchiello... fu quanto disse il famoso bambino che giocava sulla spiaggia , al non meno famoso San Agostino. Ma questo fu secoli dopo.
Il Tempio lo costruirà Salomone. Figlio adulterino di Davide con Betsabea. E cosi fu che il Re Davide, pastorello, musico, danzatore ,poeta, guerriero, statista e Re iniziò una nuova epoca per il popolo di Israele. Ebbe varie spose e una infinità di concubine in quei tempi di poligamia e di donne sottomesse.
E da
qualche parte ho letto che Davide se ne stava bel bello sul balcone di casa sua
e da lì vide, nella casa o villa del vicino, un donna bellissima che si faceva
il bagno. Corpo di Bacco! Ovviamente tutta nuda. Solamente le monache si fanno
( o si facevano ) il bagno vestite Suppongo con contorno di ancelle . Al
vederla, ( ovvio che voleva essere vista) il focoso Davide prese fuoco come di
dovere, chiese chi fosse, glielo dissero, la moglie di un suo ufficiale, un
certo Urias. ...Ordinò ai suo tirapiedi di andarla a prendere, letteralmente,
così com'era e di portala da lui. E cosi successe. Modi spicci. Ma tradizione
vuole che i due si innamorassero perdutamente e che quindi l'amore giustifica
tutto. In conclusione si dettero allegramente all'adulterio, a più riprese, con
la frenesia del primo amore. Tutti se ne accorsero. E, doverosamente per
ultimo, il famoso marito. Davide allora, lessi da un'altra parte, ordinò a
qualche suo assistente militare di mandare il povero Uria in prima fila,
all'attacco e lasciarlo solo. E solo mori, naturalmente. Se fu così, fu un
omicidio bello e buono. Ma la legge non è mai stata uguale per tutti.
Pero che ti succede? Che Yahvè, che tutto vede e tutto sa, non gli perdona tanto facilmente. Manderà un sacco di problemi di stato all'adultero e assassino Davide e, come castigo più personale, fa morire il primo figlio di Davide con Betsabea.
Pero che ti succede? Che Yahvè, che tutto vede e tutto sa, non gli perdona tanto facilmente. Manderà un sacco di problemi di stato all'adultero e assassino Davide e, come castigo più personale, fa morire il primo figlio di Davide con Betsabea.
Però
nonostante questo Davide e Betsabea faranno onore a la tradizione che li vede
sempre felici ed infelici amanti. Ed avranno altri figli tra i quali il grande
Salomone, che rimarrà anche lui sempre nella storia tra ebrei cristiani e
mussulmani.
Salomone sarà conosciuto come il gran saggio per antonomasia, magnifico amministratore dello stato, per aver scritto delle poesie d`amore bellissime nel suo Cantare dei Cantari , che ebbe la grande avventura con la bella etiope Makeba la Regina di Saba, e che dette origine agli ebrei negretti di Etiopia che saranno i Falascia.
Salomone sarà conosciuto come il gran saggio per antonomasia, magnifico amministratore dello stato, per aver scritto delle poesie d`amore bellissime nel suo Cantare dei Cantari , che ebbe la grande avventura con la bella etiope Makeba la Regina di Saba, e che dette origine agli ebrei negretti di Etiopia che saranno i Falascia.
11/ SALOMONE
Salomone è
stato il terzo ed ultimo re di Israele. Figlio del Grande Davide e della
vedova, adultera, bellissima Betsabea. Ed erediterà da suo padre un impero
enorme, dal Nilo fino all'Eufrate. Però come pretendenti all'eredità c'erano
anche un mucchio di fratelli e fratellastri, prodotto della virilità di Davide
e degli usi dei tempi. Cosa succede spesso tra fratelli? Che litigano. Così che
quando il bel pastorello dai capelli d'oro diventerà vecchio biascicante e
starà per morire, per non contraddire la antica tradizione alla sua sperata
morte si formeranno due partiti. Da un parte Adonia, appoggiato da Joab
ed Abiatarre; dall'altra Salomone che era il favorito alla successione , già
scelto da Davide in vita e dalla sua amata moglie Betsabea. Vinse Salomone che
eliminò i fratelli pretenziosi.
Però, per
curiosità, andiamo a vedere quello che successe tra fratelli nella dolce Terra
di Israele nell'anno 1000 prima di Cristo. Fratellastri, si direbbe oggigiorno,
ma sempre fratelli. Il figlio maggiore, il teorico avente diritto alla
primogenitura era Ammone. Però volle la cattiva sorte, o la dea Afrodite o lo
stesso Yahvè che Amone si incapricciasse di una sua sorellastra, la bellissima e
voluttuosa Tamara. La volle possedere. L'ottenne, violandola, e soddisfatte le
brame, chiamò i servi per sbatterla fuori dalla stanza. Perfetto gentiluomo. La
povera Tamara, violata e abbandonata, va a piangere le sue disgrazie dal
fratello Absalonne. Costui, per vendicare l'incesto - non incesto consenziente
come quello di Sara con Abramo, ma incesto con violazione - mandò a accoppare
il fratellastro. O forse era una scusa per togliere di mezzo il forte
pretendente al trono di Davide. Peró in fondo si trattava pur sempre di
fratricidio e i fratelli del fratello morto volevano accopparlo a lui; e lui
scappò. Scappò ma fu tradito dai suo bellissimi capelli lunghi che si
ingarbugliarono in non so che arbusto e i fratelli vendicatori del fratello
morto ammazzato poterono raggiungerlo e fargli fare la fine del morto ammazzato
pure a lui. E così, guarda caso, rimase libero il cammino alla successione per
l'altro Fratellino, Adonia.
Il vecchio e
senilmente caparbio Davide, sa delle aspirazioni al trono di Adonia, ma
continua preferire Salomone. Non si sa se perché era il figlio con la sua
amatissima Betsabea o perché lo considerasse il più atto al trono. E cosi il
vecchio ma ancora astuto Davide lo introna, lo nomina Re, in tutta fretta,
senza aspettare a nominarlo dopo morto.
Dopo un po si
formerà un grande confusione. Per complicare un poco di più le cose, interverrà
anche una ragazzina carina che scalderà le fredde notti al vecchio Re
Davide: ma questo non c'entra tanto. Il fatto importante è che per ordinare
il disordine e fare un poco di ordine, il saggio Salomone fece accoppare il
fratellastro Adonia con tutte le sue frustrate aspirazioni al regno. Cosi che
Salomone, saggiamente, rimase il solo ed unico erede della corona. E,
ovviamente il tutto con l'approvazione di Jahvè. Tutto gli era permesso.
Ci furono
molte novità con questo famosissimo Salomone. Poco a poco, sempre saggiamente,
seppe aumentare le caratteristiche di splendore che già avevano caratterizzato
la corte di suo papà che aveva aumentato non poco i confini del regno ed
iniziato certa modernizzazione delle rozze tribù di Israele. Suo figlio
Salomone non volle essere da meno, non fu da meno, anzi andò oltre.
La corte di
Salomone era molto simile alle raffinate Corti Orientali. Lui stesso era un
persona colta e la sua fama ce lo indica come l'autore di buona parte dei
Proverbi e del bellissimo e sensuale Cantare dei Cantari. Quest'ultimo
bellissimo poema ha dato non pochi dolori di testa a Rabbini e Sacerdoti
Cattolici. Prima gli uni e poi gli altri hanno cercato di interpretare i bei
versi erotici d'amore come se fossero scritti sacri. Le belle amanti descritte
in certi particolari dalla penna lussureggiante di Salomone non erano giovani
donne dalle belle forme, ma allusioni evidentialla Sinagoga. El
altrettanto accadde anche dopo, per i Cristiani, che ne videro l' allusioneevidente alla
chiesa Cattolica Apostolica e Romana. Nel commentario a una edizione della
Bibbia che ho a casa mia, si legge: " però i dottori Ebrei ed i
Santi Padri della Chiesa . hanno considerato e con molta ragione questo libro
dei Cantari come un poema nettamente allegorico e non come un lavoro
profano...".
Cosicché
dovrebbero intendersi come allegorici i pochi versi che qui io riporto, come
esempio:
""Oh,
bella principessa, con che grazia camminano questi tuoi piedini in questi
sandali delicati e bellissimi....gli snodi delle tue ginocchia sono come lavoro
di artigiano maestro...e questi seni sono come tazze fatte al tornio e mai
prive di preziosi liquori ... Il tuo ventre è come un mazzetto di spighe
circondato da fiori delicati... come due cerbiatti gemelli e saltarelli
sembrano questi tuoi bei seni ... il tuo corpo si snoda come la palma... il tuo
petto bellissimi grappoli... e io dico che salirò su quella palma e prenderò
quei frutti come grappoli d'uva ... e il profumo della tua bocca come la
mela...""
Ci vuole un
bel fegato, faccia tosta e fantasia della buona per sostenere seriamente che
Salomone al descrivere una delle sue amanti pensasse alla Sinagoga o
addirittura alla Chiesa di Roma. La Chiesa di Roma...come un indovino del
futuro.
Però.
chiariamo, subito, Salomone non fu solamente il tipo che manda a ammazzare il
fratello Adonia, né fu solamene il poeta gaudente. Fu un governante davvero,
uomo di stato dei più validi. Introdusse cambi nel servizio militare. Eliminò
le leve tribali del Nord che erano ostili. Utilizzò molto i lavori forzati però
per dedicarli alla grandi costruzioni che volle e fece. Costruì strade. Dette
lavoro a 80.000, 70.000 e 30.000 tra muratori, artigiani bronzisti, falegnami
per costruire la Casa ossia il Tempio, che era l'antica aspirazione degli
Israeliti da secoli. E nacque cosi il famoso Tempio di Salomone, bellissimo,
che gli ebrei di tutti i tempi ricorderanno come simbolo, con affetto e con
tristezza per averlo poi perduto. Costruì anche la propria casa di famiglia, ma
a quei tempi la ricchezza personale del Capo dello Stato coincideva con quella
pubblica. Era abitudine. Ma costruì anche la fortezza di Milo, le mura di
difesa di Gerusalemme, di Jatsor, di Meghido e di Gezwer. E, ripeto, il suo
spirito raffinato non gli impedì di saper preparare il suo popolo per la
guerra, modernizzando e modificando il sistema militare. Volle e formò le prime
Panzer Divisionen di Israele, con 1.500 carri armati (cocchi da guerra) e 4.000
cavalli. Non era poco! Era ovvio che a tutti questi suoi progetti e
realizzazioni si opponessero i vecchi conservatori, la tecnocrazia israelita.
Per fare
tutte queste cose, costruzioni, approvvigionamenti per l'esercito, ci volevano
molti soldi, ovviamente. E gravò di tasse tutte le tribù costituendo 12
distretti fiscali. Però con tutto questo seppe ampliare enormemente il
commercio e gli scambi. Le strade erano magnifiche, sicure e commerciava con
tutti. Anche uomo d'affari era Salomone. Cosi deve essere un Capo di Stato.
Saper fare di tutto. Fu anche commerciante d'armi, pur di aumentare le
disponibilità di bilancio, si direbbe oggi. Comprando di qua e venendo di là.
Pagava una moneta d'oro per cento armi e le rivendeva le stesse cento armi per
due monete d'oro. E con questo 2 per cento modestissimo guadagnava un sacco di
quattrini! Ah dimenticavo. Fece anche la prima fonderia in Israele.
E con tutto
questo, nei momenti di ozio, si dilettava, a parte le poesie, con la bellezza
di 700 spose e 200 concubine. Altroché il padre Abramo che bel mandrillotto lo
era anche lui, ma di spose ne aveva solo una e egli bastava. Comunque il sempre
più saggio Salomone, a proposito di tante mogli e concubine straniere, diceva
che seguendo l'esempio del suo grande padre, il Re Davide, tutto questo eroicosurmenage era
con fine di multipli alleanze militari e politiche e che lui si sacrificava per
la maggior grandezza di Israele. Un sacrificato, insomma.
Strette una
buona alleanza con l'Egitto, il paese che fin dai tempi di Abramo era il Grande
Paese dell'Ovest. E si sposò con la bellissima figlia del Faraone: altro
sacrificio per la patria. Però per questa regina, chissà la più importante e
bella del suo gineceo, costruì un casa speciale perché la egiziana voleva
mantenersi fedele alle sue divinità` egiziane; e dal canto suo Salomone non
poteva azzardarsi a contaminare la sua casa ufficiale con divinità straniere.
Cosi la Regina Egiziana fu la prima Regina della storia ad avere il suo Trianón.
Ah altra cosa
che quasi dimenticavo: il grande Salomone era anche maestro della Cabala.
Mancava solamente questo.Insomma, un uomo interessante, quasi completo. Con i
vizi per la adeguatezza ai tempi, ma anche con moltissime virtù e meriti.
Un homo
universalis, come Alessandro di Macedonia, Federico II di Sicilia e
Leonardo da Vinci.
Però è anche
evidente che con tutti questi cambi e innovazioni, con questo trasformare delle
tribù di beduini in un raffinato regno orientaleggiante, rimaneva poco della
antica austerità, delle abitudini originali, patriarcali delle puzzolenti tribù
di pastori vaganti per il deserto con su Arca mobile e inneggiando con
processioni e litanie al loro Dio. E questo era naturalmente mal visto dai
vecchi, soprattutto dagli Israeliti delle tribù del nord perché tutti i segni
del potere si erano andato via via concentrando a Gerusalemme: l'Arca, il
Tempio e il Governo.
In realtà
Salomone aveva degradato l'antica città di Sichen dov'era arrivato secoli
prima il Padre Abramo. Secondo loro, i vecchi tradizionalisti, la vera capitale
era Siquen. Gerusalemme era la capitale fittizia, la città di Davide. Il mugugno di
sempre...Ci deve sempre essere qualcuno che non è contento...
Passa il
tempo....
Un bel
giorno, nella ultima lontanissima punta della penisola araba, ad una tal Makeba
-- Regina di Saba, bellissima etiope con iniziativa, la Venus Negra della
epoca -- le venne lo sghiribizzo di conoscere questo Grande Re del quale tutti
parlavano, come uomo saggio, ricco, potente, giusto, bello. Cosi che con la su
bella carovana di cammelli, servitori, soldati e ancelle fu a visitarlo.
Naturalmente Salomone, da gentiluomo che era, la ricevette. Non si sa se in
udienza pubblica o privata o privatissima. Conoscendo il tipo non avrei dubbi.
La regina rimase impressionatissima per le virtù di Salomone, la saggezza, la
ricchezza e quasi subito si convertì al monoteismo accettando il Dio Jahvè. E,
tra parentesi, dicono, che offri niente di meno che 4 tonnellate d'oro.
Salomone, interpretando la volontà di Jahvè, accettò ringraziando con un
inchino. Allo stesso tempo quella donna bellissima dalle fazioni esotiche
cominciò a esercitare un fascino tremendo sull'uomo che di fascini se ne
intendeva.
Però,
nonostante i fascini, non riusciva a sedurre la bellissima dama. Dopo varie
settimane arrivò l'ora del ritorno a Saba. All'ultimo momento quel furbacchione
di Salomone riuscì a carpirle una promessa: nel caso che la Regina Makeda
riuscisse a portare con se qualcosa di apprezzatissimo del Regno di Israele,
lei, la regina, avrebbe acconsentito a passare l'ultima notte con lui, con
Salomone, nel suo letto. La regina accettò. Accordo fatto. Il giorno prima del
viaggio di ritorno Salomone offrì una cena di commiato alla bella dama. Piatti
specialissimi e che il re aveva ordinato ai suoi cuochi di condire con molto
sale e specie delle più piccanti. Dopo gli ultimi dolcetti la regina dovette
bere un enorme quantità d'acqua per calmare la sua sete. Quale bene era
più apprezzato dell'acqua? e non era l'acqua che la Regina portava con se da
Israele ed abbondantissima per il viaggio?
Salomone
vinse la scommessa. Ovviamente. E a Regina mantenne la promessa, pagando la
posta. Ovviamente.
Si disse che
la regina fu felice di aver perso la scommessa. E da quella unione, da quella
unica notte d'amore nacque Menelik, futuro re d'Etiopia.
Sembra che
più tardi il giovane Menelick lo mandassero a Gerulsalemme per conoscere suo
padre e ricevere una adeguata educazione. Poi, nonostante Salomone insistesse
perché Menelick rimanesse con lui, il giovane tornò a casa sua.
Certe voci di
tradizione dicono che il giovane si portò dietro l'Arca dell'Alleanza. Rubata?
Regalata? Una copia? Secondo alcuni scritti pare che la famosa Arca rimanesse
per un tempo nell'Isola Elefantina vicino al Nilo. Poi che l'Arca sarebbe stata
collocata in una specie di tabernacolo in una isoletta sul lago Tana, in
Etiopia. Lago pieno di coccodrilli, dove rimase per circa 800 anni. Dopo questi
lunghissimi 800 anni sembra che un certo Re Ezana di Etiopia decidesse il trasloco
dell'Arca ad Axum la città sacra di Etiopia. Quella città di Axum il cui
obelisco, preda bellica di Mussolini, fu restituito a Etiopia recentemente ma
gli etiopici mai pagarono il trasloco dell'obelisco, mi dissero: cose che
succedono ad essere troppo gentili. Ed in Axum, la famosa Arca riposa,
venerata, nella chiesa copta di Nostra Signora di Sion. Secondo gli Etiopici è
il posto dove sta tuttora, vigilata e custodita da un sacerdote che, secondo la
tradizione, dovrebbe essere della Tribù di Levi.
Vuoi sapere
se tutto questo è certo?Fatti un bel viaggetto a Axum. Una bella visita alla
Chiesa di Nostra Signora di Siòn ti toglierà qualsiasi dubbio. Io ci sono stato
e non ho nessun dubbio.E poi?
Dopo la bella
parentesi con Makeba, cosa successe al nostro Salomone, il saggio?
Quasi al fine
di sua vita commise peccati ancora più gravi e sempre per colpa di donne, la
eterna perdizione dell'uomo.Con tutte quelle mogli e concubine che ebbe e
straniere, non poteva non aver subito una certa influenza da parte loro e delle
loro religioni. Con tutto quell'Harem-Panteon di divinità, è molto probabile
che il grande saggio ridimensionasse le cose di religione... la qual cosa, per
i religiosi tradizionalisti di tutti i tempi è sinonimo di cadere
nell'idolatria. Dio ce n'è uno solo, ed è il nostro. Punto. Finita la storia.
Se ne ammetti o rispetti altri non sei un liberale ma un idolatra. Anatema su
di te.O forse e anche più probabilmente, il nostro Salomone come tutti grandi
era anche un grande istrionico al quale interessava solamente se stesso. E Dio
lo lasciava ai preti.
Comunque sia,
dicono certi sacerdoti che fingono non intendere certe esigenze dello statista,
per questa specie di accettazione idolatrica di divinità straniere sparse nel
suo ormai amplio regno, Salomone si coprì di peccato.E morì, Salomone , in
peccato, nel 931 A.C.
E mi
dicono che la data è certa.Pero mi dicono anche che se è vero che Jahvè è
giusto, è anche vero che è un poco rancoroso. E chi ci perde è il solito popolo
che paga i piatti rotti dei capi. Per le colpe di Salomone arriverà il castigo
di Jahvè al popolo di Israele che si dividerà in due. Regno del Nord e Regno
del Sud. Il regno del Nord, Israele, che con la faccenda delle dieci tribù
perdute quasi si sfumerà dalla storia e rimarrà qualcosa solamente nella
leggenda. E il regno del Sud, Giuda, che con le sue due tribù di Levi e
Beniamino, andrà obbligato con Nabucodonosor cammino a Babilonia. E dalla quale
ritorneranno, quelli che vorranno ritornare, quando Ciro, il re di Persia, li
lascerà liberi di decidere. E con la libertà ricevuta in regalo da Ciro,
l'antico Regno di Giuda esisterà ancora un tempo, fino a che arriverà
Roma con i Romani, faranno Tabula Rasa ai tempi di Bar Coibà.
E da lì comincerà la vera diaspora.
Secondo gli
ortodossi, tutto per volontà di Jahvè.
FIAT VOLUNTAS DEI.
Che all'incirca è lo stesso.
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