29 lug 2010

Timori


 
…e la bontà divina ha sí gran braccia
Iche prende ció che si rivolge a lei…
Dante Alighieri


La Vittoria era ed è tuttora un paesetto in Liguria, la regione montagnosa di Genova, dove un tempo vivevano i Liguri, prima ancora che arrivassero i Celti e poi i Romani. Noi, la mia famiglia, non eravamo nè Celti nè Romani Antichi, peró alla fine degli anni 40 andavamo a passare le vacanze estive da quelle parti. Paesetto bucolico, poca gente, meno di un centinaio di anime: vecchi contadini che io vedevo solamente la domenica quando giocavano alle bocce nella piazzetta di fronte alla chiesa. A l’ è curta... a l’ è lunga... E a misurare inclinati con due paletti le distanze tra il boccino e le bocce. Belandi, figè...Nemu, Bacicia... E bevevano birra Peroni spumosa e tiepidina perché non c’ erano ancora i frigo. E perchè chi beve Peroni campa cent´anni. Le donne in casa,a preparare le trenette au pesto con patate au tuco. Salse e piatti che qui in Uruguay dove adesso sono io, credono di avere inventato loro. E i figli ? E i nipoti? Spopolavano le campagne per un lavoro meno pesante nella vicina Genova.

Io ero al mio secondo anno di legge e dovevo studiare Diritto Penale. Uscivo dalla casetta semicontadina affittata da mio padre per i tre mesi di vacanze. Mi mettevo sotto un bell`ombroso albero di fichi, buon giorno signor fico, come stà la signora e ridacchiavo e studiavo. Non faceva il tipico caldo estivo per certe brezze marine mischiate a quelle delle ultimi Alpi marittime.

- Tu sei il ragazzo che viene da Roma?.-

Cosí mi chiedeva una ragazza più o meno della mia età, villeggiante anche lei, guardandomi con occhi allegri.

Lasciai il libro di diritto penale.

- Si sono di Roma. E tu?

- Io so no di Genova. Sono qui per le vacanze dalla nonna. Il mio fidanzato viene a visitarmi tutte le domeniche, da Genova; peró oggi è giovedí e sto sola.

Che fare? Caro Lenin?

Cominciammo a fare una bella passeggiata in bicicletta, mangiammo un gelato, un cono e io guardavo le sue gonne svolazzanti mentre pedalava.

La sera, dopo cena ci incontrammo nella piazzetta della chiesetta e mano nella mano, a camminare su e giù, parlando delle tante cose che parlano senza importanza i ragazzi ma pensando tutti e due alla stessa cosa. Cosí, per lo meno, era allora.-

Ci sedemmo su una specie di panchina. C´era la lucettina piccola e debole di una specie di faro per illuminare. Illuminava poco e per noi andava benissimo.

E parlava parlava. Parlava quasi sempre lei. Mi parlava di quello che faceva a Genova. Non mi interessava assolutamente starla a sentire. Mi piaceva guardarla, e magari immaginare. I miei cugini, che avevo visto a cena, erano un po’ invidiosetti. Ma guarda questo qui. E`arrivato ieri da Roma e adesso ha giá una ragazza con la quale uscire insieme. Ma l’ uscire insieme, a quei tempi era uscire di casa, della scuola, da qualche parte. E magari andare in bicicletta, mangiarsi un panino di salame, continuare a pedalare, fermarsi ogni tanto, un bel bacetto al salame, ma niente piú. Ma quella sera eravamo in quella panchina , mezzo allo scuro senza nessuno intorno. E allora i bacetti erano un po più frequenti.

- Pero si nota che sei di Roma. Sempre con sti bacetti. E con quelle mani. Stai un po fermo. Ti ho detto che ho un fidanzato...-

- Si, certo, che viene di domenica , ma oggi è giovedí.

-Non importa. Ma lui viene la domenica. E poi, qui ci stanno a guardare.-

- Ma chi ci sta a guardare? Se tutte le finestre sono chiuse!

- E se si mettono a spiarci dietro le persiane?-

- Bene.... – E la presi per la mano. Mi seguí. Fummo a passeggiare nella piazzetta della Chiesa. Lì non c’erano finestre. La chiesa, scurissima, Nessuna luce. Il portone chiuso. Il vecchio parroco sicuramente dormiva. Tutti dormivano.

Mi avvicinai al portone della chiesa. La porta era socchiusa.

- Che fai?.-

- Guardo...-

Il portone si aprì un poco di piú.

- Che fai? -

La presi per la mano e passammo dentro. C’ era qualche leggero riflesso di luci, chissá qualche candela dimenticata. Nelle pareti si intravedevano i cartelli con gli orari delle messe. Uno dei cartelli diceva:

Testa coperta per le fedeli. Scoperta per gli uomini.

Forse gli uomini non meritavano essere chiamati fedeli. E c`erano due porte per accedere alla chiesa vera e propria.Non erano porte propriamente ma dei separatori in tela pesante, forse cuoio. Bisognava spingere per entrare.

- Vedi? -Le dissi-. Qui non è ancora chiesa. Questo è il patio, la entrata. La chiesa vera è dentro dove c`è l`Acqua Santa. Qui, no,,,, qui non c'è acqua santa. Qui non è sacro.-

- Che fai? – mi chiese per l ultima volta.

E davvero non mi chiese piu’ nulla.

Non so quanto tempo rimanemmo difesi dalle braccia di Santa Madre Chiesa. Baciandoci toccandoci accarezzandoci sempre di piu, sempre di piu. Le accarezzavo tutto il corpo, e lei a me; e al farlo, chiudeva gli occhi... Si vergognava? Assaporava? Furono non so quante esplosioni. Quante ore siamo stati così in piedi?

Eravamo sfiniti, sudati, bagnati. Sicuramente odoravamo di sesso, ma null’ altro. Furono solo carezze.Non come oggi che si concluderebbe. Chiesa o non chiesa, patio o non patio.

Era quasi di mattina, le primerissime luci dell`alba quando salimmo del portone: capelli arruffati, vestiti di traverso, la faccia rossa, tutti sottosopra. A Roma sisarebbe detto: tutti smandrappati.

Lei scappò subito a casa sua correndo. Si girò una sola volta per guardarmi. Mi mandó un bacio con le dita.

Quel gesto non lo dimenticherò mai. Lo sentii tenerissimo.

Ed io imboccai una specie di sentiero che conoscevo a mala pena, lungo il cimitero; ma lo conoscevo a pieno giorno. Con la luce diafana e silenziosa della mattina fredda era più difficile e quasi misterioso. E nel silenzio del cimitero, alla vista confusa di severe tombe bianche che sembravano rimproverarmi, mi assalirono antichi timori.

Sentivo drizzarmi i capelli in testa ( allora li avevo ), mi pareva che qualcosa o qualcuno mi prendesse per le orecchie. Antiche paure di buon ragazzo, un `po fessacchiotto, che fino a poco prima serviva messa a scuola. Ma io non ero piú religioso! Cosi dicevo e mi dicevo. Queste sono superstizioni. Erano caduti tutti gli idoli. Credere in che? Era caduto il Re, era caduto il Duce era caduto Gesú Cristo. Me la davo da libero pensatore, pero perchè questa sensazione di colpa? Sarà che le anime del cimitero vogliono castigarmi?

Corsi, corsi tutto d´un fiato fino a casa.

- Sei arrivato finalmente. Stai bene si? Non è successo niente?- mi chiese mia mamma. Già in piedi o ancora in piedi a quell’ ora.

- No mamma, solo che mi sono messo a correre perché avevo un po di freddo...-

- Vai a riposasti Aldo. Hai il viso stralunato, come se avessi visto dei fantasmi... Qui tutti sapevamo che stavi fuori, pero non sapevamo dove. Tu papa è venuto a cercarti per tutto il paese, verso le due.

Non so perchè volli spiegare.

- Stavo in chiesa, mamma, ma rimasi addormentato-.

- In chiesa?-

Mai mai, seppi quello che pensó mia mamma.

Ma quello sguardo... cosí penetrante , anche quello,non lo dimeticheró mai più. -.

11 lug 2010

Lasciatemi almeno un piede! (1949)


- E questo tipo qui, sulla cima della montagna, sei tu, vero? – Cosí mi chiese mia figlia di recente nel guardare una delle tante fotografie nel mio studio di scultore. Una vecchia foto ingiallita dal tempo, in bianco e nero, un paesaggio alpino, neve. Ero in compagnia di altri sette ragazzi, tutti visibilmente tremanti dal freddo. Guardo la vecchia foto. Eravamo amici e colleghi d`università, tutti ventenni,e si viveva a Roma, nel 1949. Il “49 !” Da pochi anni era terminata la guerra, tutti ancora ne risentevamo e cominciava la guerra fredda. Fu l`anno in cui a Berlino si era appena costruito il famoso muro che divideva le due Germanie. Fu l`anno quando ufficialmente fu dichiarata la Repubblica popolare cinese, quando nacque la CIA, furono assassinati Gandhi e Gaitan. Eravamo studenti di Legge di Lettere, Architettura, Medicina.



Continuo a guardare la vecchia foto. Avevamo lasciato tutti Roma, nel mese di dicembre. Emozionatissimi per il nostro primo viaggio turistico ! Pochi soldi, in treno il vagone di terza classe perché non ce n´era di quarta. Avevamo attraversato la frontiera al passo del Brennero e arrivammo in un albergo vicino Innsbruck, in Austria, che sembró molto lussuoso a noi, studenti con pochi quattrini in tasca, degli sci scadenti e vecchi. Il mio sci destro si era rotto due anni prima quando volevo sciare a tutti i costi a Roma, in una storica stradina in discesa, dovedi notte erano caduti tre centimetri e mezzo di neve, con grande eccitazione dei Romani del Quaetiere Prati .


Avevo mezzo rattoppato questo sci vecchio, che mio padre usaba quando era giovane. Avevo messo una toppa di alluminio.Gli scarponi erano relitti di guerra , degli anni 30, con attacchi che ballavano sconquassati forse in ricrdo del Charleston.


Per arrivare fino all`albergo, lassú in alto, la funicolare sembrava che salisse e salisse fino alla stratosfera ed attraverso i vetri appannati si vedevano solo nuvole e nebbia. Arrivammo quasi alle porte dell’ Hotel. Rifiutammo con nobile disdegno il menú del ristorante ( perchè era caro, per noi ) ed andammo diritti a dormire nelle nostre due stanze. Quattro persone per camera. Bagno comune a fine corridoio.Un buon pezzo di pane e salame che era rimasto del pranzo a bordo del treno, acqua corrente e a dormire, esausti.


La mattina dopo, gli otto eroici studenti turisti, con rinnovata energia per il miracolo della giovinezza, pieni di maglioni, sciarpe e con in spalla gli sci alla Ridolini, eravamo nel cortile dell'hotel. Ansiosissimi per vedere la famosa discesa nelle Alpi austriache, tanto decantata.. Eccitati ci stavamo avvicinando l'inizio della discesa. Ma prima di arrivarci, M., il grande futuro professore universitario, rinomato architetto e scrittore, mi diede di gomito e disse sottovoce:


"Aldo, Aldo, hai visto le cameriere?


- Quali cameriere?


- "Cazzo, la notte scorsa. Non le hai viste? Proprio tu? Non le hai viste ? Le tre bonissime cameriere, sexísimas, biondissime, vestite alla tirolese?


- Ma, M., se siamo in Tirolo, come cavolo vuoi che si vestano?


Veramente dovevo essere stanco morto, io, perche il mio testosterone esultante non si fosse reso conto, la sera prima, ne di cameriere ne di nulla.

"Ma guarda quanto sono bone ... -


E io guardavo. Certo che guardavo. Erano davvero carine, anzi, bone da matti. E proprio in quel momento pareva che ci guardassero a noi due. Stavano in una finestra piena di geranei, al primo piano in una delle due camere senza bagno per noi otto.


Guardavamo le ragazze. Gomiti appoggiati sul davanzale della finestra, sporte un pó in avanti. Una di quelle pose che senza dubbio ingenuamente, a volte prendono le ragazze senza rendersi conto di che cosa offrono alla vista pura di un ragazzo di vent`anni. Ci guardavano, ammiccavano, ridevano, sembrava che ci salutassero, di nascosto dal loro padrone. Sì, senza dubbio. Tutte e tre ci avevano appena salutati, a noi due, con un bel sorrisetto allegro e scanzonato.


"Ragazzi - dissi a quelli che si stavano preparando per la discesa.- Ragazzi!...Ma guardate un po che tette ci sono da queste parti...-


- Accidenti, stai zitto! - mi gridó M. sibilante.- Sei matto? Sono tre! Noi siamo due ... Ma se si avvertono tutti, si forma un casino della madonna e magari poi non otteniamo un cazzo.. Lasciali andare giù a sciare e noi rimaniamo soli!!


"Ah ... io non lo so.


Ero indeciso.


La verità era che avevo una gran voglia di sciare . Ottenere il poco denaro per questa vacanza, la primo dopo la guerra la prima della nostra vita di adulti e rimediare alcune attrezzature per gli sci , era stata una grande impresa. Le ragazze .... certo... le ragazze. Ma poi sapevo che sarebbero arrivate lo stesso.


Cosí che raggiungemmo tutti gli altri all`inizio discesa.




Pietrificati ! Rimanemmo tutti pietrificati ! Sotto di noi, non sopra di noi, ma sotto di noi si apriva un cielo nevoso , senza nuvole. Magie nordiche, castello di ghiaccio, fate e gnomi, mancava solo Merlino, tutto era li, silenzioso ed atterrante. Per arrivare laggiù in fondo valle, c`era un pendio di neve bianca, intonsa , che si sprofondava a 45 gradi. A malapena si riusciva a scorgere la fine. Solo poche casette piccine, e senz `altro di nibelunghi che se la ridevano a crepapelle di noi.
Tutti sapevamo sciare un po´. Ma solamente un po´e solo in quei dolci pendii discese dell'Appennino vicino Roma, dove i miei parenti del nord dicevano che "la neve la portavano con i sacchi”.
Ma questo era l `Everest !
E sentimmo da lontano le dolci, confortevoli tirolesi ridere di noi. Con le loro treccine bionde, i loro abiti rossi, le loro scollature mozzafiato. E noi eravamo per loro gli otto italiani cagoni , spaventati dalla discesetta.
Feritissimo nell`orgoglio dissi a M.:
- Qui è una questione di patriottismo! Duemila anni di storia ci stanno a guardare ", dissi, parafrasando il Corso famoso di fronte alle piramidi
- Non possiamo permetterci, noi, discendenti dei Cesar, di essere sfottuti da queste tre stronzette tirolesi di merda, anche se hanno le tette piú belle del mondo !
Tutti convennero seriamente.
- Che fare? Chiese Vincenzo, il comunista ,che sempre citava Lenin.
Anche M. cominciava apreoccuparsi.. F., il futuro critico d´arte si soffiava il naso per emettere suoni e non opinioni. L., il futuro giudice della Suprema Corte dei Conti, commentó gravemente con un "porca puttana", ma sottovoce, perché era timido. P., che avrebbero diritto al titolo di Eccellenza ed era un esperto in bestemmie originali, se ne uscí con un inedito "Dioa Canfuro !”.-
E ci gettammo ad eroico rompicollo con i nostri sci smandrappati , per salvare l'onore della Patria Imperiale Romana.
"Acthung, schlavinien!". Pensammo che fosse un avvertimento per i cacciatori.
E continuammo valorosi: la morte o la gloria !
Non morimmo. La sera si era tutti a casa nell`hotel, al sicuro. Morti di fame, ma salvato l`orgoglio. Eravamo caduti, ricaduti, stracapitombolati, ammaccatissimi ma avevamo conquistato, non la vetta , ma il fondo valle! Mancava solo gridare Viva l´ Italia!
Non lo gridammo, perchè a quei tempi non fossimo tacciati di nostalgici. I mei contemporanei, se ce n` é nel mondo, sanno cosa intendo.
Di notte, alla cena, le cameriere servivano con diligenza tutti i clienti, secondo l´ innato senso del dovere teutonico. Ma, approfittavano delle migliori scuse per svolazzare intorno i nostri due tavoli con le loro gonnelline fluttuanti a pieghe, plissè . E ci chiedevano se volevamo Wiener Schnitzel ridere Rost mit kartofeln (milanese con patate al forno).
"Sì, sì “ io risposi in italiano, ma prefeririei la tua Wiener Schnitzel.
Non so se capirono, ma senz`altro intuivano qualcosa perché se la ridevano con quelle gonnelline a pieghe che a carezzavano le loro gambette sculettanti e sode.
Quando giunse il momento di andare a letto, qualcuno scoprí:
"Ma se ci sono solo tres froilein , come facciamo? Tre non è divisibile per quattro e nemmeno per otto.
E cominciò una discussione tremenda sulle priorità, la precedenza, su chi si sarebbe dovuto presentare, lancia in resta, e bien piantato, come in un torneo medievale. Scegliere i migliori rappresentanti alla Nietzsche..…o seguire la democrazia che stava diventando di moda? Procedere come in un assolo? O un Duo ? o un Trio? Una delle ragazze era scomparsa. Apparentemente disponibili erano rimaste solo due; anche se da un altro punto di vista si poteva dire che due di loro avevano a disposizione tutto fare la bellezza di otto Cavalieri Serventi.
"Forse sarebbe meglio che due di noi servissero una delle signore, e due , l'altra.
- Un momento ! E gli altri? - Domanda V., pediatra futuro, ostetrico e nutrizionista, che sarebbe diventato famoso in ambien te romano della dolce vita. Ma adesso era solo comunista e con un senso di solidarietà sociale.
- Masturbazione, masturbazione! - Suggerisce M. e permissivo, aggiunge: "Possiamo lasciare che guardino attraverso il buco della serratura.”
- Forse potremmo lasciare la porta socchiusa- propone piú generoamente V. , il comunista.
Improvvisamente entrò nella camera una delle ragazze. La più carina . V., M., El Fico e io rimanemmo senza fiato. C. e P. Si erano eclissati durante la discussione. F., critico d'arte futura, confessó poi che era stato con l`altra ragazza, parlando di arte. Increduli, gli rimproveriamo il suo poco senso di comunità. Ma lui era liberale.
"Non possiamo tirarci addosso tutti su questa ragazza ora, tutti e quattro insieme", disse M., sempre cavaliere, perché lui era barone, ed aveva riconosciuto in noi la più antica delle intenzioni.

"Smettiamola di fare il ruolo di italiani morti di fame di donne. Non siamo mica marocchini!-.
Intanto la froilein aveva cominciato a preparare il duchant con serietà. La camicia si era aperta un po sul seno, perchè un bottone si era slacciato, solo. Ci guardó. Cominció a sorridere e slacció un altro bottone. Chissà per essere piu libera nei movimenti. Poi, facendo il letto, stendendo il copriletto , si inclinó a sufficienza perche noi si vedesse, golosi e imbambolati , quei pochi centimetri di gambe nude tra le calze bianche e mutandine rosse.
Era troppo. M., il barone , le si avvicinò e, chinato il capo in stile "baronile", scoccó una bacio irresistibile sulla pelle nuda.La ragazza balzò in piedi, ci guardò serísima e dopo un secondo esplose in una risata a singhiozzo che ci soprese e non sapevamo come interpretare. Si stese con decisiones sul letto, finí di sbottonate la camicia e in un secondo scomparve la gonna plissè. Quelle mutandine rosse erano una delizia. Disse qualcosa in tedesco che naturalmente non capimmo, poi passó all`italiano. Lo parlava abbastanza bene , con un accento che rendeva dolce persino quella lingua di guerrieri: Fediamo cosa sano fare questi beli italiani spagheti.-
V.,il comunista, lasció la stanza disgustato. Disse che noi stavamo approfittando di una povera proletaria con secoli di sottomissione. La ragazza diceva si ma voleva dire no.- Vecchio retaggio del Jus Primae Noctis). E se ne andò.
Rimase con noi il Fico, amico occasionale. Non gli prestavamo molta attenzione.- M. e io, da buoni amici , cercavamo di dividerci tutta quella grazia di dio e la valkiria a ridere, a muoversi, diceva "ja...ja....ja...."
Fino a quando, improvvisamente, M. ed io ci rendemmo conto che il nostro amico era ai piedi del letto, quasi in ginocchio, arruffatissimo. Nella mano sinistra aveva il piede nudo della ragazza e lo accarezzava e sbaciucchiava con voluttà.... Ma noi tre, M., la ragazza ed io scoppiammo a ridere quando vedemmo quello che stava facendo con la sua velocissima mano destra.- La ormai eccitata valkiria rideva piú di noi due, come un torrente impetuoso primaverile. Ci guardò, a noi due, con quegli occhi suoi azzurri e bellissimi e rabbrividendo con tutto il suo corpo e ci disse qualcosa in tedesco che naturalmente non capimmo.
Il povero Fico,mezzo piangendo e mezzo implorando, biascicava:
"Un piede, per favore... lasciatemi almeno un piede!

4 lug 2010

Sesso in una casa di riposo?


                                           
Le persone che fino ad ora hanno voluto sollazzarsi con questo blog originalissimo devono essere edotti su certi argomenti delicati che solamente la mente fresca e d`esperienza di un ultraottantenne plus valido puó validamente discernere. Modestamente... avrebbe aggiunto Gassman.
Esistono Case di Riposo per la chiamata Terza età: Prima proposta del sillogismo.
Bene.
L`esistenza di questi Geriatrici, o Case di Riposo, o Conservatori, o Sale d’ Attesa, o come si voglia chiamarli, è relativamente nuova. Un tempo i vecchierelli rimanevano a casa loro o nella casa dei figli, che magari era la loro ma che non se lo ricordano piú. Una bella seggiola a dondolo, copricapo di maglia tessuto dalle amorose manine di qualche nuora, magari la pipa in bocca, ma come simbolo e senza fumarla perché puzza troppo, e le molto comode a calde babbucce che costano anche meno delle scarpe: tanto , dove va? Vicino alla finestra d`estate guarderà il mare e qualche bastimento lontano carico di sogni che si allontanano, e d´inverno vicino al caminetto seduto tranquillo, senza dar fastidio a nessuno e pensando quello che apparentemente pensano gli anziani, ossia nulla o quasi nulla. Un ricordo mio da bambino era proprio l`angoletto del nonno e Maria, la eterna servotta cicciottella che lo seguiva un po`, brontolando sempre. Ogni tanto e alle volte tirati per le orecchie, i bei nipotini gli davamo controvoglia dei bacetti su quella pelle rugosa e con qualcosa di barba che pizzicava. Ed al avvicinarsi a lui, si sentiva un odore stano: E’ l`odore dei nonni , diceva saggiamente la mamma.
In realtá mai nessuno si occupava molto di lui che se la passava tutto il giorno nella sua seggiola a dondolo e dormicchiava. Fino a che un giorno qualcuno diceva:-
- Sai? È morto il nonno....-
Si guardava la seggiola vuota. Era vecchissimo certo. Il nonno era arrivato ai 60 anni ! Vecchissimo.
Oggi le cose sono diverse.
Io sono arrivato agli 82 e non sono ancora morto. Certamente perchè ormai i sopravvissuti siamo uomini bionici, con trapianti, ponti, cavalcavie coronarie, by pass, asportazione di organi che non servono piu ma sono cancerogeni, e ZASS ti tagliano via la prostata senza nemmeno chiedertelo con grande soddisfazione dei gatti della Clinica.
Non ti preoccupare, potrai continuare ad avere eiaculazioni - rispondono ai miei occhi inquieti.
- Pero’ saranno retrogade-,….. aggiungono.
- Eiaculeró dal culo?.- domando pensando a voce alta. No, non ti rispondono. Nemmeno a voce bassa. Ti guardano come se avessi chiesto un lecca lecca.
E così in pochi anni ti trasformano in un mucchio di aggeggi con un po’ di Aldo tutt`intorno; e arrivi agli 82 !
...E le casi grandi non esistono più. I figli sono sposati occasionalmente, periodicamente. Corrono sempre di qua e di la, ufficio, lavoro, negozio, telefonini. Non hanno tempo di niente. La soluzione è la Casa di riposo. Se mandiamo i bambini all`asilo, fino al mezzogiorno, o meglio ancora fino alle 4.30 del pomeriggio, perché non dovremmo mandare all ´asilo anche i nonnetti? Così fanno il girotondo. O guardano la tele. I vecchietti son come bambini, lo dicono tutti. Li metti li, gli dai assistenza e tranquillizzi la tua coscienza offrendo loro il maggior numero di comodità.
Ed anche li visiti, che bravi figli. Certo, sono visite con l`orologio alla mano, le chiamo io, perché sempre lo sguardo del vistante di turno va all`orologio ma per ricordare che disgraziatamente hanno un impegno di lavoro, ineludibile e se la squagliano. Ti lasciano una scatola di bei cioccolatini che nemmeno puoi regalare agli altri compagnucci. E´giusto: diabete, trigliceridi, colesterolo. Ma che, siamo matti? Noi ci occupiamo della tua salute. Di quella di tutti. Ed è vero. Totale, di tanti cioccolatini che i figli ti danno a cambio della loro coscienza, se riesci a mangiarne due è perché una delle infermiere rischia la fucilazione. Allora guardi la televisione. La guardi ma non la vedi, non la segui. Per ore. Ti alzi dalla poltrona solo per andare al bagno o a mangiare. Lo sguardo quasi fisso al movimento, come quando si guardano le lingue delle fiamme o l’ acqua in movimento. O ti alzi per una delle attività sociali: fare esercizi, camminare, qualcosa di piscina. I ragazzi, i cosiddetti tecnici, le infermiere, il personale di servizio, sono tutti bellini, uniformati, puliti, con un sorriso quasi costante, compiacente. Sono bravini. E noi, i cosiddetti residenti, siamo zombi ben vestiti, ben nutriti, ben seguiti, però sempre zombi.
E se un giorno un tizio, mezzo rivoluzionario, mezzo anarchico, comunista, ateo, corruttore, venisse di colpo a domandarti:
- Ti piacerebbe avere qualcosa di attività sessuale?... Che succederebbe ? Cosa risponderesti?
Lo donne rimarrebbero quasi sicuramente tutte impassibili. O non hanno capito o sono a anni luce da questa possibilità. Il furore uterino è molto poco diffuso. Caterina di Russia o Cleopatra o Coco Chanel o Madame de Stael sono eccezzioni. Notevoli, se si vuole, però eccezzioni. Dopo una certa età, generalmente , la donna vuole solamente tranquillità e godere in pace i nipotini. Se il marito che le impegni non c`è più, non lo ammetteranno quasi mai, ma staranno meglio. E prepareranno, magari, di tanto in tanto, qualche piatto speciale, che non affatichi molto.
Per l` uomo la cosa è diversa. Chissà sono cromosomi, come ho letto recentemente. L`anziano molto probabilmente non potrà più, ma continua a desiderare una donna. Vorrebbe ma non può. Continua a sbirciare gambette e culetti. Che non dia troppo nell’ occhio, questo sì, e non lo taccino di vecchio verde.
Ed alla stessa domanda:
-Vorresti avere qualcosa di attività sessuale?.- gli occhietti del residente uomo acquisiscono qualcosa che rompe l´apatia. Una antica incredula scintilla ancestrale.
- Sesso? Io ? Come?...Qui? Con chi?.-
- Però., dimmi, lo faresti?.-
- Io? Io ?...-
- Si. Tu. -
-Mah…si, certo ..ma…mi lasceranno?
E continua quello strano sguardo.
- Certamente. E`una terapia. Come una medicina in più. Una sesso terapia. Si chiama cosi- Per migliorare lo stato d`animo del residente che ancora sente qualcosa.
E allora spieghi che in Europa, ma non tutta Europa, nei paesi nordici ci sono case de Riposo dove già da anni la sessoterapia forma parte del mantenimento dell`anziano. Con conferenze, spiegazioni, pellicule illustrative, anche film erotici e pornografici e visite a prostitute.Non prostitute normali, ma prostitute specialmente esperte per persone anziane che aiutano il cliente a svestirsi, a lavarsi e poi a rivestirsi. Tutto questo con controllo del Governo. E`una cosa seria, ufficiale, dello Stato. I corrispondenti Ministeri hanno constatato in anni di studio che questa nuova terapia del sesso aumenta la autostima degli anziani, al punto che migliorano anche le sue condizioni fisiche in generale perché cominciano a risentirsi motivati.
Non si cerca il miglioramento della situazione in generale delle persone con tante pillole e pillolette che sembrano farmacie ambulanti? E se con sesso terapia si ottengono risultati addirittura migliori, ben venga il sesso che se ben dosato è una magnifica prassi e niente sgradevole.
Peró, certo, c`è bisogno dell` autorizzazione familiare.
- Eh..no.- mi dice il residente.
- Questo si che i miei figli non lo permetteranno mai.-
Per ragioni morali? Di religione?
No. Loro provano una certa vergogna a pensare che il loro vecio possa avere voglia di una donna. Si vergognerebbero loro, i nipoti, le nipoti ancora di più, senza parlare delle mogli superstiti a fare la calzetta a casa per le quali gli uomini sarebbero solamente dei porci.
Si vergognano o s´indignano tutti. Non si deve uscire dal paradigma che il nonno è un uomo quasi santo e non un vecchio libidinoso pedofilo. E se anche sapessero o si convincessero che questa terapia, ben amministrata po’ essere di gran vantaggio per la terza età, come lo dimostrano le esperienze in Europa, non darebbero mai la loro approvazione.
E la mia mente va a Solone, niente po’ po’ di meno che a Solone, uno dei sette saggi della Grecia che già da 2.500 anni dettò Leggi raccomandando e in certi casi ordinando la presenza di Eteree o di Pornai per accompagnare gli anziani, perché si sentissero meno anziani nei loro ultimi tempi di vita.
L`altra proposizione del sillogismo? Non esiste. Chissà è solamente fantasia, come questo.

2 lug 2010

I denti di rebecca



Non mi riferisco alla Rebecca biblica, la ragazza ebrea che come tutti sanno quando vide quel bel giovane che poi sarebbe stato suo marito, cadde dal cammello per la emozione. Mi riferisco alla mia grande amica Rebecca che a volte siede al mio tavolo a pranzo o a cena, nel Conservatorio di Terza età; e che quando mi vede non cade da nessun cammello,, ma le cadono i denti.

Realmente sono molto affezionato alla magnifica persona che è, e la operazione di toccata e fuga che precede qualsiasi pasto per assicurarsi che i denti siano al loro posto, è di una commozione squisita. E`come chiedermi di partecipare a qualcosa di lei molto intimo e lo apprezzo. E`una persona istintiva e coquette alla sua maniera, percepisce le mie emozioni anche se non riesce a catalogarle. E ripete la operazione varie volte durante il pasto, come distratta, cosi come una ragazza in minifalda apparenta allungare la gonnarella sulle sue belle gambette sempre allegramente scoperte; chissà più per richiamare l`attenzione che per pudore. E Rebecca si tocca, si mette il ditino, continua a toccarsi, poi cambia dito. E quando i denti sono bene accomodati, allora è quando comincia a mangiare. Alle volte mi guarda, alle volte dissimula, come cercando la mia approvazione. E quando  durante il pasto lei suppone (suppongo che lei supponga ) che io sia arrivato al punto giusto di emozione visuale, si toglie con mossette graziose i denti, li rimuove contro il piatto, a volte li sciacqua delicatamente nel suo bicchiere d’ acqua.

A questo punto io arrivo quasi al delirio, vi rendete conto? Ed allora, chissà, pretende confondersi o confondermi e mi offre delicatamente il suo più prezioso bene: colloca i denti non nel suo bicchiere, ma nel mio.

Che debbo fare, io?

Pudico,devo rifugiare lo sguardo da un`altra parte