1 ago 2010

Il confessionale


                                                                                             (Ego te absolvo peccatis tuis)
1949. Non è stato a Roma ma nella Vittoria in Liguria. Era il secondo anno che dopo la guerra facevamo le vacanze d`estate in quel bel paesetto delle Alpi marittime.

Per i giovani, da un anno all`altro passa un mucchio di tempo: In un solo anno le ragazzine si fanno signorinette e ai ragazzini comincia a spuntare un po di barba. Una delicata peluria che ci rende orgogliosi e cominciamo a cercare le lamette di papà. Alla mia età di adesso, ai miei 82 anni, la unica variante è che una bella mattina possa svogliarmi morto. Null`altro.

In quell`estate non fu possibile vedere la ragazza dell`anno prima e rivivere le angoscie timorose di essere colti in flagranti: si era sposata, mi dissero.

Però fu possibile ampliare il circolo delle conoscenze nientedimeno che al doppio. L ´anno precedente era stata l`avventura estiva con una sola ragazza, la nuova da scoprire. E quest’ anno, invece, erano il doppio: erano due. Erano apparse due ragazze favolose. Una, la timidissima Maria Luisa, di 17 o 18 anni, molto bellina, ben fatta, con incipienti graziosi attributi che si cominciavano a scorgere sotto le leggere camicette estivi. Era al suo secondo anno del classico a Genova.

Anche io venivo dal classico e cercai subito di trarne profitto con le storielle dei poeti greci, la mitologia ed eventi storici romantici, pero senza dimostrare apparentemente nessun interesse speciale per lei. Distoglievo sapientemente il mio sguardo che era calamitato dalle sue tettine. Stava a sentirmi, curiosità femminile per l’ uomo “che sapor d´altri lidi ha nei capegli”. Mi sbirciava un po’ ma poco dopo se ne tornava a casa sua. Erano ragazzine alle loro prime esperienze con ragazzi che non erano i soliti compagnucci di scuola, che consideravano generalmente piccoli. Erano quindi curiose e temerose.Quasi tutte di forte educazione cattolica, tradizionalista, influenzate dalle infinite raccomandazioni della mamma e con la fifa del papà, sempre severo.

Mi piaceva moltissimo questa Maria Luisa per quest`aria di santerellina e probabilmente lo era.

L altra nuova ragazza era Ernestina. Un po’ più grande, , bellissima mora, bona da matti, con delle tette voluttuose e generose in lotta costante con i centomila bottoni delle sue camicette.

Era del Liceo Artistico e aveva quell`aria di libertà,scanzonatura, modernità e stravaganza che normalmente si attribuisce all’ artista. Sensualissima, adottava, consciamente o istintivamente , pose per mettere ancor più in evidenza le sue grazie. Pero solamente per porle solo in evidenza.

A quei tempi, povere ragazze, s`accontentavano con ricevere l`ammirazione degli amichetti, percepire vagamente il loro desiderio. Probabilmente notavano qualcosa di piacevole in loro stesse e sicuramente se ne spaventavano, per la idea sempre presente del peccato, di quello che è conveniente, di “questo non si fa”. “Non farti mettere mai le mani addosso dai ragazzi”. Seppi, poco tempo dopo, da mia sorella, che una sua amica aveva chiesto alla mamma, spaventata:

- Perché, mamma? Mi picchieranno?- E la mamma aveva risposto:

- No, picchiarti no... Pero molto peggio !!.-

E Marcella, la amica di mia sorella, rimase a lungo con il terrore e la curiositá di cosa fosse quel molto peggio.

Molte di loro, lo saprei col tempo, arrivarono ad avere figli senza sapere cosa fosse un orgasmo. L`orgasmo? forse, chissà, l`unico vero momento di gran piacere che danno i figli ai genitori, sia pur involontariamente. Jajaja.

E noi giovanottelli? Sempre ronzando intorno a loro, sempre reprimendo desideri che esploderanno solamente nella solitaria oscurità delle nostre stanzette.

E nonostante tutto, sopravvivemmo.

Con mio cugino un anno più grande di me, cercavamo di abbordare le ragazzette. Questa o quella per me pari erano, secondo l’ Opera famosa: cioè, non importava quale delle ragazze ci toccasse in sorte, l`importante era che fosse una ragazza da pomiciare per l ‘estate.

Mio cugino, abbastanza timido fino all`anno prima si era dato una bella svegliata con non so che di attività sociale degli studenti di Ingegneria. Mi rivelò un piano favoloso che mi spaventò e mi emozionò: dovevano cercare di confessarle !

– Confessarle? Sei matto? Come? E chi lo farebbe?

Ed il mio bel cuginetto, orgoglioso del suo macchiavellismo, mi spiegó: Tra due giorni ci sarà la festa del Santo Patrono. Tutte le donne, contadinotte o villeggianti, giovani o vecchie, andranno a confessarsi il giorno prima, ossia domani, per la comunione del giorno successivo. Il parroco, che non poteva non chiamarsi don Abbondio, già un po’ vecchierello, comincerà domani e dovrà confessare più di cento persone. E seguendo i consigli della sua buona ed impicciona Perpetua, la vecchia e fedele serva in dotazione ai preti in quei tempi , le penitenti erano state scalonate per visite ordinate al confessionale. Prima si confesseranno le contadine, che si alzano sempre presto.Poi verranno le villeggianti e poi, per ultime le ragazze, quasi già di sera.

-Ma tu come lo sai?, chiesi.

-Me lo ha detto mia sorella, che sa di tutte queste cose, e che Ernestina e Maria Luisa andranno sul Vespro.

Chissà per acchiappare il vecchio parroco già stanco ed ottenere una facile assoluzione senza tante domande. Se il parroco chiedesse loro, loro direbbero, per esempio, in segreto di confessione, se hanno o non hanno una certa simpatia per qualche ragazzo...chissà, le ragazze magari anche gli chiederebbero consiglio sul da farsi. Chissà il prete direbbe a loro se possono dare qualche bacetto.

- Con lingua o senza lingua? Potrebbe chiedere il prete e così darebbe anche delle idee. Facevano molte domande, a quei tempi, i preti:

- Ti tocchi? Dove ti tocchi? Come ti tocchi?Lo tocchi a lui?

E domande su domande, magari davano delle idee a delle ragazzine che non ne sapevano nulla.

Lo interruppi:

- Confessarle? Ma dici davvero? Sul serio?

- Sì, esattamente. E tu sei l’ ideale per confessarle!

Si, certo, io avevo avuto una certa esperienza come chierichetto, per qualche tempo, nella mia scuola privata di Roma, vestito da chierichetto tutto bello di rosso,sapevo un buon numero di cantici, liturgie in latino, sapevo quando far suonare il campanello per l’ Elevazione dell`Ostia, però, peró...mah...mio cugino mi considerava capace di fare il prete ed io volli crederci. Il piano diabolico era che io dovevo mettermi nel confessionale, di soppiatto, che nessuno mi vedesse. Il confessionale, forse qualcuno se lo ricorda ancora,era una specie di cubicolo dove entrava il sacerdote con la stola del perdono, a tracolla, come una sciarpa. Mi pare che fosse viola. Si sedeva su una seggiolina e ai due suoi lati, una di qua e l´altra di la, c´erano due finestrelle, con dei bei buchettini, fatti in maniera che il prete poteva vedere in faccia il penitente, pero il penitente non poteva vedere la faccia del prete. L`esperienza e l`astuzia suggerivano che, se si trattava di penitente donna, era meglio farla sentire più libera di commentare i suoi peccati ad una voce invisibile. Con le dovute varianti, un po’ come la testa dello struzzo. O anche, chissà, perché la penitente, presa dall’ estasi sublime, non venisse turbata dalle eventuali varie invidiose espressioni dell’ uomo, che il diavolo aizzava con le descrizioni dettagliate dei peccati.

Il nostro don Abbondio cenava alle sette in punto.

Il giorno dopo, il fatidico giorno delle confessioni a catena, mi misi le mie belle e vecchie scarpe da tennis perché don Abbondio era assolutamente silenzioso quando camminava. Le sue scarpe di feltro erano una benedizione per i suoi poveri piedi tribolati ed un pericolo con le sue improvvise apparizioni per scoprire altarini. Cosi che mio cugino ed io andammo nella chiesa. Non c era nessuno. Erano le sei e mezza. Aspetta aspetta, non si presentava nessuno. Non si sapeva dove fosse ‘sto benedetto prete. Mio cugino fu ad informarsi ed accertò con Perpetua che don Abbondio, stanchissimo per tante confessioni, si era infilato a letto e non si sarebbe alzato più, fino al giorno appresso per commemorare il Santo come si doveva.

E allora ? E le nostre candidate?

Gia da un po' io me ne stavo seduto, nervosetto, nel confessionale quando improvvisamente mio cugino:

-Eccole eccole ! Aldo, stanno arrivando... Sono già nella piazzetta. Saranno qui a momenti. Buona fortuna ! In bocca al lupo !

- E in culo alla balena !, fu la mia tradizionale goliardica risposta. E lui se ne andò a tutta fretta.

Si cominciava a ballare!

Guardo attraverso la finestrella spia con i buchetti: Non si vede nessuno. Aspetta e aspetta...

Aspettai più di mezzora, davvero orologio alla mano. Sento qualcuno che si avvicina. Rumore di tacchi da donna.

- Tacchi ?- Ma le ragazzine non usavano ancora i tacchi.

Continuo a sbirciare. C `era poca luce ma la figura che si stava avvicinando non era certo di nessuna delle due, né Ernestina né Maria Luisa.

- Dio mio...fa che non si metta qui!- pregai.

Ma si mise.

Una voce di donna, di una signora, mi sussurra:

-Buona notte, Padre. Mi scusi se arrivo tardi. Io sono la signora Tizio e Caio, sto villeggiando qui con mia figlia....volevo confessarmi...-

Che cosa fa un poveretto in quella situazione?

Confessare delle ragazze della nostra età non era altro che una ragazzata. Come una storiella alla Boccaccio. Ma confessare una signora, una donna vera, adulta, mi sembrava molto poco rispettoso e pericolosissimo. Già mi immaginavo stuoli di mariti incazzatissimi che mi rincorrevano per impallinarmi il culo.

Però, chissà.... Audaces adiuvat ipsa Venus…

Avevo altra scelta? Mi accomodo bene la stola e comincio , seguendo per filo quello che avevo sentito decina di volte.

- In nomine patris et fili et espiritu santi, Amen.-

- Amen.- Risponde la penitente.

- Mi dica figliola,quanto tempo è che non si confessa?

- Padre, lei non è don Abbondio, vero? Lei ha una voce differente, da giovane. Lei deve essere il nuovo padre che si stava aspettando qui per aiutare don Abbondio che comincia a essere un po vecchierello...-

- Sí, figliola mia...E`così... Pero non ti distrarre. Quanto tempo è che non ti confessi per avvicinarti meglio al Signore?-

- Padre, se sapesse...- e li cominció una verborrea che non terminava mai. Mi parlava dei vicini di casa, dei parenti, della suocera e tante storie che non servivano a nulla agli effetti della confessione, immagino, ma che mi servivano per darmi una certa sicurezza in me stesso. Quando presi un po di coraggio, le dissi che tutti quei raccontini e pettegolezzi non interessavano al Signore, che doveva limitarsi a dirmi i suoi peccati. In conclusione. La signora non era nessuna gran peccatrice, solo si accusava di un po di gola che sapeva che era un peccato e che anche le faceva male perché la ingrassava. Mi affrettai con:

-Ego te absolvo peccatis tuuis in nomine Patris et Filii et Espiritu Sancti. Amen.-

- Amen-.

-Tre Avemaria e tre Padrenostro-. Però devi dirle a tua figlia Ernestina che si confessi anche lei, che venga pure qui da me...

- Come fa Padre a sapere che mia figlia si chiama Ernestina?.-

- Cara Signora, anche il Più modesto prete, come sono io, deve sapere tutto per aiutare bene il suo gregge...E che quindi che si confessi anche la sua bambina perché con la sua mamma possa ricevere il Signore con l` anima pura e limpida.-

- Padre ! Però mia figlia non é con me adesso . E`stata invitata dalla mamma del giovane studente di ingegneria per mangiare insieme alla sorellina una crostata di pasta frolla, che sapesse che bene la fa... Ed è con questo ragazzo e la sua sorellina. Non so nemmeno come si chiamano. Però lui mi ha chiesto il permesso a nome di sua mamma e io glielo ho dato, perché la signora è molto buona, molto seria e giochiamo canasta quasi tutti i fine di settimana.

Quel strafiglio di una gran puttana di mio cugino mi aveva schiaffato addosso la mamma di Ernestina, per avere cosi’ più tempo libero per le sue macchinose vergognose e lubriche macchinazioni!!!

Avrà gustato anche la Crostata di Pastafrolla?

Cosi che per la prima volta, lui fu il Buffalmacco ed io il Calandrino.

6 commenti:

María ha detto...

Muy divertido! pero qué tremendos! jajaa

Aldo Macor ha detto...

Eso fue verdad, Maria,sabes?
Pero otro dia te contarè lo que me pasó, tambien a mi., muchisimos años mas tarde,cuan do estaba haciendo una filmacion con mi Sony, luz de noche, dentro de una Iglesia,muy conocida,de Italia... y el el blog contarè lo que vi filamdo, justamente con Lux para Noche un rincon poco iluminado de la Iglesia... jajajaja Ciao Maria...
cual de las Tres Marias seras tu?

Anonymous ha detto...

Es un texto bien logrado, muy bien escrito. Ya veo de donde le viene la veta de Leila; como dice el adagio latino "de tal palus tal astillus"...
Jaime Senra

Leila ha detto...

jajaja, nada de eso, Jaime! reclamo mi derecho a la autonomía narrativa. Pero papá es muy buen contador de cuentos, eso sí, seguro. Besos

Anonymous ha detto...

Aldo tu capacidad narrativa es extraordinaria, deleitas de principio a fin, FELICIDADES, sigue escribiendo,seguiremos buscando en tu blog para continuar leyéndote.

Anonymous ha detto...

Excelente relato.Magistral!!
Felicitaciones, Aldo
Angel