13 dic 2010

Come una cravatta


(Testo originale in spagono in “Venezuela, qué vaina”,
Alfadil Ediciones, Caracas, 2001.)

Nel '67 ottenni con il Ministero dei Lavori Pubblici il lavoro più facile di tutta la mia carriera di appaltatore; e che, tra l´ altro, mi rese molto bene economicamente. Forse perché a quell' epoca io avevo un socio direttore di lavori onesto e lavoratore, o forse anche perché non ero ancora arrivato al mio " limite di competenza".

(E´ la teoria di uno studioso americano, un tal Peter, che sostiene che tutti siamo governati, diretti e amministrati da incompetenti. Lui sostiene che l´ uomo sempre aspira ad arrivare un poco più in là delle sue vere capacità e quando ci arriva si rivela la sua incapacità o incompetenza e si mantiene a quel livello. Una gradino più in basso e sarebbe competente, starebbe alla sua altezza.)

-Il nostro contratto di appalto consisteva nel disboscamento del bacino del fiume Tulé, dove si sarebbe poi costruita una diga. A me corrispondevano 4.000 ettari ed altri 4.000 ad un altro appaltatore italiano . Il Ministero supponeva che durante i solo quattro mesi della stagione secca una sola compagnia non ce l´ avrebbe fatta a disboscare gli 8.000 ettari, così che contratto la metà ad un appaltatore e l´ altra metà ad un altro; senza contare che i due appaltatori eravamo grandi amici. L´ appaltatore italiano mi chiese se io ero in condizioni di poter disboscare anche i suoi 4.000 ettari, dissi di si, convenimmo un 10 % di commissione per lui.

Il mio amico e socio Valerio, italiano di Anzio, rimase nel campo come direttore di lavori e si iniziò il disboscamento. Io me ne tornai all´ ufficio di Caracas. Una settimana dopo Valerio mi manda ad avvisare che c'erano gravi imprevisti sul lavoro... e che se era possibile rescindere il contratto...e che lui aveva sospeso i lavori e che non rimarrebbe là per molto tempo ancora.

Mi precipitai a Maracaibo col primo aereo.

-Dottor Macor.- mi disse subito, affannato.- Qui c'è gente cattiva. Gente pericolosa. Questi non sono i venezuelani che abbiamo conosciuto finora , sa.... -

-Che è successo, Valerio? -

Che é successo, che é successo ! Finora non é successo niente, ancora....Si figuri, dottor Macor, che io tutte le mattine porto con i camioncini gli operai sul posto di lavoro; li porto io personalmente, sa, perché senno 'sti tipi qui arrivano sempre tardi; così che sempre li porto io, coi due camioncini. E dalla casa dove dormiamo tutti, mezzo accampati, fino al posto di lavoro , là alla diga, si passa per una stradina di terra; e la stradina passa per un villaggetto, mezzo indio... e allora, sa che succede, eh, sa che succede?....Valerio diventava sempre più nervoso, si emozionava parlandomi. .- Eh, lei non lo sa, però lo so io. Io devo passare di fronte alla casa di un tipo che é mezzo indio, mezzo negro, mezzo bianco, che é il cacique, é il capoccia della zona, sa...

-Gran Capo Indio ?.- Lo interrompo mezzo ridendo. -

-Eh, si , mo lei ride... C'è poco da ride, sa? Ma qui ce só davvero li grandi capi, come dice lei .., e sto tipo m'é zompato fori de casa sua, tutto incazzato, s´e piantato ´n mezzo a la strada de tera e m´ha detto :

-Stai a sentire, italiano. Tu già sei passato troppe volte di fronte a casa mia e m´ alzi ogni volta un polverone della madonna... Adesso basta, eh....Già m' hai rotto le palle. Se passi un´ altra volta, hai capito, un´altra sola volta e mi alzi ancora tutto 'sto polverone, ti cade addosso il Nodo di Cravatta....

Valerio s´ interruppe per scrutarmi ed essere sicuro che io avessi capito bene.

-Si, certo, Valerio , ho capito che lo hanno minacciato. Ma...cos´ è questo Nodo di Cravatta ? -

-Ah, ecco, vede ? Vede che non lo sa ? Certo, perché lei se ne sta a Caracas, in ufficio, l´aria condizionata...io lo so, dottor Macor , che il suo lavoro a Caracas è importante, se lei non prende i lavori, che lavoro c´ ho io? ...pero qui, che cazzo, qui c' ho da sta' io, ´n mezzo a 'sti fregni , c' ho da stà.... E lei nun sa ched' è er Nodo de Cravatta.....

_A Vale'... ma mi dica un po' cosa è questo benedetto nodo di cravatta! - Cominciava a venirmi da ridere perché Valerio era sempre più nervoso e sembrava un ragazzetto quando lo scopri in mezzo a una delle sue marachelle.

-Il Nodo di Cravatta è che ti beccano, ti tagliano la gola qui sotto, vede ? qui, sotto la gola e ti tirano fuori la lingua... e la lingua te la fanno penzolare fuori, come una cravatta. Si, una cravatta con la lingua! Ma te pare possibile ? Ma manco per cazzo....Io qui nun ce stò....Mi dispiace, si cerchi un´ altra persona... figurarsi, il nodo di cravatta con la mia lingua, il nodo con la mia lingua...- E Valerio si allontanava da me sempre di più, come il terrore di un vade retro , fino a formare un gruppo con gli operai che stavano lì, seguendo la conversazione. Anche loro erano spaventati. Mi fece una certa impressione vederli tutti uniti, quasi contro di me, il socio di città, che sta nell´ aria condizionata.

Il giorno dopo andammo insieme sul lavoro. Il gran capoccia della zona aveva detto che voleva parlare con il capo della compagnia, da capoccia a capoccia. In un primo momento avevo pensato di portare con noi qualche ingegnere del Ministero perché ci fosse qualcosa di più ufficiale; ma poi una certa intuizione mi suggerì che era meglio andare soli, Valerio ed io, per vedere se si poteva arrivare a qualche accordo " all´ italiana".

-E cosi fu.

Il Gran Capo ci ricevette nei suoi domini con una faccia seria, poco socievole. E cominciò a sbraitare che per loro, gli indios de la zona, il governo non faceva mai niente. Che la diga era per dare acqua a Maracaibo, che a nessuno gli interessava un villaggio di indios come loro e che dovevano difendersi da soli, come potevano....

-Bene, cosa è che lei vuole che le facciamo, Capo ? - lo interruppi nella sua lista di lamentele. - Se sarà possibile, lo faremo.-

E lo guardai diritto negli occhi, cercando di dare al mio sguardo la espressione più dura possibile, come compete ad un Capo, di quello che loro chiamano " un uomo che si rispetti". E mi viene in mente, adesso, Leila, quella distinzione tra uomini e quaraquaquà, mi sembra di Dicrescenzo.

Bene, per tornare a bomba e farla breve, il pover uomo voleva che spargessimo un po' di RC2, un po' di asfalto liquido su cinquecento metri di quella stradina di terra che passava di fronte alla casa sua e dei suoi amici per evitare tutti i nostri polveroni.

-Lei sta chiedendo molto- gli mentii, sollevato, perché era una richiesta da niente. - Però lo faccio. Lo faccio per lei. Perché lei é un uomo di coraggio, un hombre valiente, che sa difendere la sua gente.

Il Gran Capo rimase soddisfatto, perché gli dissi questo di fronte a tre o quattro compagni suoi.

Qualche settimana dopo tornai alla zona e mi offrì una indiecita perché mi scaldasse il letto durante le fredde notti nella zona.

Forse rimasi con un´ espressione incerta perché considerò opportuno aggiungere:

-Lei può stare sicuro, sa? Perché quella che le sto offrendo è...Vede quella donna là ? - e mi indicò con le labbra, quel tipico gesto venezuelano di indicare con la bocca, una india, già passatella, che stava in un gruppo di donne decisamente vecchie.- La vede ? Bene, quella che le offro é la figlia di quella li, una che io ho avuto da lei. E allora mi indicò, sempre con le labbra, una indiecita caruccetta con degli occhietti cinesini spaventati.

Devo aver avuto subito una espressione di sollievo. In quella situazione nuova per me avevo supposto che mi stesse offrendo sua moglie, la passatella. Diritto di ospitalità india ? Sarei stato obbligato ad accettarla ?

La mia espressione di sollievo fu logicamente interpretata come accettazione, così che il Gran Capo concluse:

- Quando lei avrà finito il suo lavoro qui, se la ragazza le é piaciuta, può tenersela, sa; e se la può portare dove vuole, per qualsiasi cosa. Però se se la porta a Caracas, fuori dalla zona, allora me la deve pagare. Con 100 bolivares se la può portare dove vuole. ( Bs 100 = $ 30 della epoca)

L´ "uso" nella zona era considerato ospitalità; fuori della zona era vendita. Paese che vai.....

Quando tornammo in ufficio il mio amico Valerio, ormai tranquillo con il problema del nodo alla cravatta, cominciò a ridersela come un matto.

-E mò voglio vedere io come fa lei a uscire da questo imbroglio... e se le dava la vecchia ? - E se la rideva perché adesso il problema era mio. - Però l´indiecita está linda , dottor...tiene unas teticas .... E mò che je dice lei a su` moje si se la porta a Caracas ? Ah, però lei e io siamo soci, dottore, è vero ? Daje, daje, che se lei non vuole la indiecita - e si spanzava dal ridere, sto benedetto Valerio,- o se lei non può.....- e giù che se la rideva - alla indiecita ce penso io....

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